“G20 G20! Noi ne vogliamo 21, uno per la scuola sennò non c’è futuro!”. Lo hanno gridato gli allievi del Liceo Plinio, del Machiavelli, del Cavour in marcia a Roma dal Circo Massimo verso il ministero dell’Istruzione a viale Trastevere con gli studenti del liceo Righi, del Tasso, del Virgilio. Cantano ‘Bella ciao’ mentre dal liceo Morgagni, in testa alle scuole del coordinamento del sud ovest della Capitale (tra cui liceo Montale e Manara) arriva il controcanto: “Chiediamo diritti, ci danno polizia, e’ questa la loro democrazia”.
La rottura di una caviglia è “un incentivo in più” per una “protesta che non è una passeggiata” perché “ogni scuola sarà una barricata”, dice all’Adnkronos una sedicenne del liceo Plinio, che marcia con le stampelle indefessa e sorridente, cantando con i suoi compagni verso il ministero dell’Istruzione. Complessivamente un migliaio in partenza, tra passione e lotta contro una scuola prigione, rappresentata su un cartone fatto bruciare simbolicamente poco prima dell’arrivo al Ministero blindato dalle forze dell’ordine, hanno tuttavia abbandonato il corteo in tanti prima di giungere alla meta a viale Trastevere tra un post e l’altro pubblicato sui social.
“Vengono, pubblicano le foto su Instagram e poi vanno via. Oggi va di moda andare alle manifestazioni e la verità è che la maggioranza dei ragazzi non ci tiene più di tanto e neanche sa perché protesta. Ma così non aiutano la nostra causa: una scuola per imparare, non dove andare e poi tornare a casa e piangere”, racconta una ragazza del liceo Tasso.
“C’e un problema strutturale del sistema scolastico: siamo terzi per carico di ansia al mondo secondo dai Ocse . E ultimo per risultati. Ci sarà un motivo?”, si inserisce Teo Pizzati, uno studente del quinto anno tra i coordinatori del collettivo del liceo Virgilio. “Abbiamo una scuola che ci sovraccarica senza risultati. Non ci va più bene, la contestiamo, non la accettiamo – prosegue – Stiamo per fare uscire un documento politico in cui svisceriamo i problemi e le criticità, in una protesta unita”.
Nel corteo anche slogan anti fascisti in prossimità di blindati della polizia su via Marmorata: “Mio nonno partigiano me lo ha insegnato: uccidere un fascista non è un reato”. Replica un ragazzo presente per Fridays for future: “Io personalmente non sono d’accordo. Uccidere e’ sempre un reato. Ma qui le realtà sono variegate”.
(di Roberta Lanzara)