Che la ‘coalizione larga’ di Enrico Letta, la stessa vittoriosa in tante città e nello stesso collegio del segretario dem, fosse tutta da costruire in chiave nazionale era cosa nota. Ma a due settimane dalla vittoria elettorale, quanto accaduto sul ddl Zan ieri al Senato evidenzia le difficoltà del progetto. Tra i dem in Parlamento c’è chi dice che, se non altro, la sconfitta di ieri a palazzo Madama ha ‘svelato’ i posizionamenti in campo: di Italia Viva, innanzitutto, ma anche di Forza Italia. Il ‘collante’ del sogno-Colle per Silvio Berlusconi, tiene gli azzurri al momento saldamente ancorati a Lega e Fdi, è la lettura dem.
“Nella giornata di ieri si è sancita una rottura, anche una rottura di fiducia, a tutto campo. Con Italia Viva ma complessivamente con la parte che ha votato in quel modo. Forza Italia dov’è? Forza Italia sta con Pillon e Orban? E’ la Forza Italia che sta nel Ppe, dove la Von der Leyen è la più dura avversaria di Orban?”, è il ragionamento di Letta oggi in un filo diretto a Radio Immagina dove numerosi sono stati i messaggi degli ascoltatori che caldeggiavano una rottura definitiva con Iv e Matteo Renzi.
La tesi dei dem è che ad affossare lo Zan sia stato il centrodestra con ‘l’aiuto’ di Matteo Renzi che ha iniziato a far pesare la ‘golden share’ del gruppo al Senato in vista della partita del Quirinale. Ribatte il leader Iv: a far fallire lo Zan è stato il “muro contro muro” di Pd e M5S, “una scelta suicida”. Uno dei senatori che ha seguito passo passo il pallottoliere del voto a palazzo Madama racconta all’Adnkronos una versione diversa: “I numeri in partenza non erano buoni, poi ci sono state rassicurazioni. E’ finita peggio delle previsioni di partenza, almeno 20 voti si sono spostati dall’altra parte. Qualcuno, dunque, è venuto meno alla parola data”.
Su chi abbia ‘tradito’ il gioco è al tutti contro tutti: il Pd e M5S accusano Iv, i renziani accusano dem e 5 Stelle. Con alcuni distinguo: il dem Dario Stefano, scettico all’alleanza con i grillini, punta il dito sui senatori pentastellati e di contro Alessandra Maiorino, senatrice M5S, dice all’Adnkronos: “Il Vaticano borbotta e i cattodem obbediscono, no annessioni”. E c’è anche Stefano Fassina di Leu a dire la sua: il ddl Zan, sostiene, è fallito per colpa dell’arroganza del Pd, per la mancata volontà di dialogo. “È ora chiaro che dopo le interessanti dinamiche di disarticolazione del centro-destra indotte dai risultati delle recenti elezioni amministrative, ora si sono ricompattati gli avversari e allontanato qualche potenziale alleato?”, scrive Fassina.
Quanto accaduto sullo Zan non solo evidenzia le difficoltà nella costruzione di un fronte ampio del centrosinistra ma si intreccia anche il voto a breve sulla presidenza della Repubblica. Lo dice in chiaro lo stesso Letta: “Ieri è stata una prova generale dei giochi politici per il Quirinale” ma “io ribadisco, di Quirinale si parla l’anno prossimo, quando saremo vicini alla scadenza. Adesso, con tutte le cose davanti che ci sono, ci si concentri sulle cose da fare per il Paese e si evitino questi giochi o giochini politici, messaggi incrociati e in codice”.
“Non abbiamo bisogno di questi mezzucci per dire quello che pensiamo”, replica Ettore Rosato parlando con l’Adnkronos. E se la fiducia si è rotta, è successo “quando l’apertura di Letta si è mostrata una finzione”. E a chi gli chiede se Iv sia ancora nel centrosinistra, Rosato risponde andando a guardare con chi sono state fatte le alleanze alle amministrative. Teresa Bellanova poi è esplicita rispondendo a Giorgia Meloni: “Non c’è e non ci sarà mai nessun asse Italia Viva-Centrodestra. Non è un’eventualità ‘abbastanza avveniristica’, come la definisce Giorgia Meloni. È un’eventualità che non esiste”.
Intanto però Iv a Palermo va con Gianfranco Miccichè e si prende anche la critiche di Carlo Calenda. “Noi -dice Rosato- non abbiamo paura di dialogare con chi vuole costruire un’alternativa al disastro della giunta Orlando, da cui siamo usciti da mesi. Vogliamo vedere dove si posizionerà Calenda nel confronto su Palermo”.
In chiave interna al Pd, l’affondo di Letta nei confronti di Italia Viva crea qualche tensione in Base Riformista, l’area Guerini-Lotti. “Ci vedremo nei prossimi giorni per fare una valutazione”, dice all’Adnkronos un big della componente dem che raccoglie il grosso dei parlamentari, soprattutto al Senato. La prossima settimana ci sarà anche una riunione del gruppo Pd a palazzo Madama. “Non ci saranno processi per la gestione del ddl Zan”, si spiega da Base Riformista, area a cui appartiene la stessa capogruppo Malpezzi.
Ma già da ieri alcuni esponenti dem, da Andrea Marcucci a Valeria Fedeli, hanno criticato la gestione del provvedimento. Il dito è puntato sui vertici del gruppo, da Malpezzi al segretario d’aula Vincenzo D’Arienzo. “Finirà 148 a 141 per noi. Abbiamo previsto tutto fino a tarda notte”, si riferisce fossero le assicurazioni ai senatori dem e anche degli altri gruppi a favore dello Zan. Tanto che, dopo il voto, c’è chi avrebbe sentito Emma Bonino chiedersi in che mani sia finito il Pd, “dove li hanno presi questi geni della matematica?”.