Più controlli e una riduzione dell’assegno del reddito di cittadinanza già a partire dalla seconda proposta di lavoro rifiutata. Sarebbe questa, a quanto apprende l’Adnkronos da fonti presenti alla riunione, la proposta di ‘restyling’ del reddito di cittadinanza proposta dal ministro dell’Economia Daniele Franco nel corso della cabina di regia con il premier Mario Draghi e le forze di maggioranza sulla manovra, domani in Cdm. Alla riunione non è stato presentato il testo della legge di bilancio e, al momento, non è stato ancora affrontato il nodo più annoso, quello delle pensioni.
Nella cabina di regia si discuterà anche del ddl concorrenza, domani sul tavolo del Cdm insieme alla legge di bilancio riferiscono le stesse fonti presenti all’incontro.
Confermato l’impianto del Documento programmatico di bilancio inviato a Bruxelles, con le voci di spesa. Il nodo pensioni, riferiscono fonti presenti alla riunione, non è stato ancora affrontato.
Fonti di governo confermano all’Adnkronos che è la cosiddetta ‘quota 41′ la proposta avanzata dalla Lega. Si tratta dell’ultima mediazione del Carroccio per tentare un accordo sul fronte pensioni, in vista del Cdm che domani varerà la legge di bilancio. Si tratta di un ’41 quota fissa’, spiegano fonti di governo, nel senso che i 41 anni di contributi vanno abbinati ai 62 anni di età, col risultato di un quota 103 con criterio di contribuzione che resta sostanzialmente fisso. Questo per il 2022, perché per il 2023 l’impianto proposto dalla Lega, e a cui lavora in prima linea l’ex sottosegretario al Mef e attuale responsabile del Lavoro per il Carroccio Claudio Durigon, prevede schema 63+41, che, numeri alla mano, fa 104.