Una manifestazione di protesta da parte dei lavoratori dei call center da piazza della Repubblica a piazza SS. Apostoli mette in crisi il traffico capitolino.
Code e rallentamenti soprattutto nel centro storico e nella zona di San Giovanni, in particolare per deviazioni e chiusure al passaggio dei manifestanti in via delle Terme di Diocleziano, via Giovanni Amendola, via Cavour, largo Corrado Ricci, via dei Fori Imperiali, via Cesare Battisti. Consequenziali le ripercussioni al traffico: soprattutto in via dei Cerchi, piazza di Porta Capena, sul lungotevere, via Merulana, via dell’Amba Aradam, piazza San Giovanni. Ma è traffico rallentato un po’ ovunque: anche in via del Foro Italico problemi di circolazione, così come tra Circonvallazione Salaria e viale di Tor di Quinto in direzione Galleria Giovanni XXIII, anche per un incidente avvenuto poco prima dell’ingresso in galleria.
I lavoratori e le lavoratrici dei call center sono scesi in piazza per manifestare. Lo sciopero e la manifestazione sono state organizzate dalle sigle sindacali Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil per chiedere il miglioramento delle condizioni di lavoro per gli operatori del settore, che da tempo sta affrontando vertenze. Contro delocalizzazioni e dumping si legge in uno striscione in testa al corteo. Il corteo dei manifestanti ha percorso via delle Terme di Diocleziano, via Giovanni Amendola, via Cavour, Largo Corrado Ricci, via dei Fori Imperiali, piazza Venezia, via Cesare Battisti. Dovrebbe infine giungere a piazza Santi Apostoli alle 12.30 circa. Allarrivo del corteo, l’intervento del segretario generale della Cgil Susanna Camusso. Il segretario della Cgil, ha parlato in modo molto chiaro: «Per cambiare il Paese bisogna partire dai lavoratori, non da chi lo ha rovinato Le condizioni di lavoro peggiorano quando non si fa attenzione alle regole che si propongono e si lascia decidere alla pura logica di mercato cosa succederà dei lavoratori. Si può esternalizzare – prosegue – ma bisogna dire che cè una regola e non può essere fatto sulla pelle dei lavoratori. Non si può fare solo per pagare di meno, anche perché pagare di meno non garantisce lefficienza». Nel settore, in cui lavorano circa 80mila addetti, molto spesso società straniere vengono infatti scelte al posto di quelle italiane per via dei costi più bassi. Lavoratori e sindacati chiedono un rilancio del settore e una nuova regolamentazione, che preveda labolizione delle gare al massimo ribasso che spesso non coprono il costo dei salari, favorendo irregolarità e pratiche lavorative in nero.