“Nel 2020 a causa della pandemia non sono stati chiamati agli screening 2,5 milioni di italiani e questo significa una sola cosa: nell’ambito della chirurgia generale non sono state diagnosticate 4.600 neoplasie, 3.300 della mammella e 1.300 del colon. Non solo: se una persona aveva una malattia tumorale nel 2020, oggi l’avrà più avanzata, per cui sono diminuite le chance di curarla, mentre patologie che erano benigne 20 mesi fa, oggi non lo sono più. Dobbiamo correre per recuperare le liste d’attesa maturate in un anno e mezzo di emergenza Covid. E per farlo noi chirurghi siamo disponibili a lavorare al 120%. Ma serve anche investire su sale operatorie hi-tech, formazione e aggiornamento professionale”. Lo afferma Marco Scatizzi, membro del consiglio nazionale dell’Acoi, l’Associazione dei chirurghi ospedalieri italiani, che riunirà la categoria (5000 iscritti su un totale di 6000 chirurghi ospedalieri) in occasione del 39° Congresso nazionale che si terrà a Milano, dal 17 al 20 ottobre, per eleggere il nuovo presidente in carica per i prossimi tre anni.
E proprio Scatizzi è uno dei candidati a succedere all’attuale numero uno di Acoi, Pierluigi Marini. “Con i miei colleghi dell’Acoi – afferma il chirurgo – continueremo a dire ad alta voce al ministro della Salute, e agli organi istituzionali regionali, che la pandemia ha creato danni collaterali importanti per tutti quei pazienti che non hanno avuto la possibilità di ricevere cure, di avere una diagnosi o di essere sottoposti ad intervento chirurgico. Per questi motivi, in tutte le sedi, nazionali e regionali, faremo da stimolo alle autorità affinché ci diano gli strumenti per recuperare le liste d’attesa”. Ma mentre “per i pazienti oncologici – sottolinea Scatizzi – stiamo ora recuperando non senza fatica le attività di chirurgia, per tutti gli altri che non hanno una diagnosi di tumore siamo in notevole ritardo. Ma stiamo parlando di patologie che, seppure non oncologiche, hanno un notevole impatto sulla salute e la qualità della vita delle persone. Una calcolosi della colecisti, per fare un esempio, nell’attesa può diventare una pancreatite acuta”.
E in merito ai 20 miliardi previsti dal Pnrr per rilanciare il Servizio sanitario nazionale, Scatizzi non ha dubbi: “Per il ritorno alle cure serve investire sulla chirurgia generale, in nuove tecnologie e personale, soprattutto negli ospedali del Sud. Sappiamo che in Italia la sanità del Sud non è la stessa del Nord, una disparità che vorremmo eliminare attraverso il Pnrr che speriamo diventi uno strumento e un’opportunità per il rilancio del Ssn. Purtroppo, i vincoli non sono quelli giusti, nel senso che siamo stati più attenti alle macchine pesanti (Tac, risonanze magnetiche). Noi vorremmo, invece, che si investisse più sulla tecnologia della sala operatoria, per avere così più strumenti e possibilità per curare i pazienti e operarli, che è poi il nostro mestiere”.
Il Congresso nazionale di Acoi sarà l’occasione per fare il punto sulla chirurgia oncologica, sulla chirurgia d’urgenza e non solo . “Ci saranno tavole rotonde sulla ripresa post- Covid alle quali parteciperà anche il ministro Speranza – aggiunge Scatizzi -ma affronteremo anche il tema dell’aggiornamento professionale e delle scuole di formazione post-laurea, che vorremmo organizzare su tutto il territorio nazionale affinché i nostri giovani possano fruirne. Tra gli obiettivi di Acoi c’è sicuramente quello di ridare orgoglio ai chirurghi, difendendoli in tutte le sedi possibili. Spesso siamo oggetto di accuse infondate e inconsistenti. Per questo motivo abbiamo inserito nella nostra quota sociale le assicurazioni a protezione dei nostri iscritti”. Infine: “Dopo un anno e mezzo di Covid al Congresso Acoi parteciperanno in presenza 2mila chirurghi, sarà una bella occasione per rivedersi”, conclude Scatizzi.