“Ho avuto modo di leggere con attenzione quel ‘mattone’ del libro di Albinati ‘La scuola cattolica’ (1300 pagine!) e onestamente mi è sembrato il solito racconto pieno di banalità e luoghi comuni. Del resto se Albinati è stato studente del San Leone Magno, cosa di cui non ho memoria, certo non è stato mio amico e neanche mio conoscente, quindi non riesco a capire come possa ‘pontificare’ su di me, visto che non ci siamo mai neanche parlati”. Mentre oggi esce nelle sale cinematografiche il film tratto dal libro di Albinati ispirato alla strage del Circeo, Angelo Izzo, dal carcere, commenta con l’Adnkronos un’opera che lo vede suo malgrado protagonista. Il ‘mostro del Circeo’ prende le distanze da chi vuole attribuire ai ‘preti della scuola cattolica’ responsabilità per quelle inaudite violenze che lo videro protagonista e che costarono la vita a una delle due ragazze da lui seviziate insieme ai suoi due sodali: “Vogliono farlo passare come un fatto storico. Fu una porcheria, punto e basta”, ammette.
Quando al film e alla serie che dovrebbe esserne tratta, “credo si tratterà di lavori che riproporranno la solita storia un po’ morbosa e parecchio noiosa. Un concentrato di falsità e luoghi comuni – dice – Ovviamente per esigenze difensive io e i miei coimputati a suo tempo abbiamo messo a verbale le cose come ci faceva comodo. Per esempio non si è mai veramente accertata la presenza di altre persone, tra cui una donna, nella villa del Circeo. È incredibile che si voglia fare un racconto basato su una storia che è destituita di ogni fondamento, costruita su una serie di falsità che abbiamo in gran parte imbastito io e Gianni Guido coi nostri avvocati di fiducia, che ci hanno difeso al tempo del processo”.
“Si è tanto sproloquiato sul viaggio a Roma di Gianni Guido durante i fatti del Circeo, immaginando una famiglia così tanto severa che a vent’anni non permetteva a Gianni di cenare fuori casa. Ma lui si era recato a Roma per portare un amico alla villa del Circeo, dove si stavano svolgendo le violenze. Questo fatto fa il paio con la costola soprannumeraria, sempre di Gianni, una sciocchezza in quanto questa costola in più non c’è. E potrei continuare con decine e decine di cavolate divenute vere per i media e l’opinione pubblica”.
“Mi sono state attribuite negli anni dichiarazioni che non ho mai fatto, accuse a giornalisti mai neppure conosciuti, secondo certa stampa i miei verbali sarebbero finiti in mano ai sovietici. Avrei perfino rilasciato dichiarazioni insieme a Marco Pannella, che non ho mai visto di persona, sulla pessima qualità del metadone passato in carcere. Io, che in tanti anni di cella non ho mai preso neanche un sonnifero o un qualsiasi medicinale…”, dice ancora Izzo.
“Per il resto già da subito Pasolini, unico e solo, nella sua ultima ‘lettera luterana’ rispondendo in particolare ad Italo Calvino, ebbe a scrivere ‘ho da ridire che tu crei dei capri espiatori che sono parte della borghesia, Roma, i neofascisti. (…) Ebbene i poveri delle borgate romane cioè i giovani del popolo possono fare e fanno effettivamente (come dicono con spaventosa chiarezza le cronache) quello che hanno fatto i giovani dei Parioli, con lo stesso identico spirito che è oggetto della tua descrittività. I giovani delle borgate di Roma fanno tutte le sere centinaia di orge, le chiamano batterie, simili a quelle del Circeo’. Pasolini fu spiazzante e totalmente ignorato”, sottolinea.
“Ormai, a distanza di quasi mezzo secolo quanto scritto dal grande intellettuale destinato ad essere assassinato di lì a poche settimane, ha retto alla prova del tempo, mentre le astruse teorie che hanno fatto del delitto del Circeo un caso paradigmatico, si sono rivelate tutte più o meno delle bufale. Infatti, solo degli autori davvero a corto di idee possono riproporre le teorie che vuole responsabili dei giovani educati dalle scuole cattoliche e da famiglie assenti o loro stesse tarate, che se la presero con delle povere borgatare. Insomma, la solita storia che si è raccontata in questi decenni. C’è un aspetto perfino comico nei fiumi di parole che si sono spesi da parte della compagnia di giro mediatica visto che si basano su presupposti inventati”.
In realtà, “io penso che riproporre in certi termini le atrocità che ho commesso, è una specie di ‘depistaggio’ per evitare di fare i conti con la violenza contro le donne, per scaricare su dei ‘mostri’ la cattiva coscienza di tanti”, dice il ‘mostro’ del Circeo, che cita sul punto un articolo di Dacia Maraini proprio sulla ‘sua’ strage e osserva: “Quello che nessuno ha detto è che la violenza sulle donne è un fatto quotidiano, comune, di massa. Nessun giornale ha parlato di questa violenza continuata, atroce, muta, ricattatoria, sottile, abituale, che viene compiuta sul corpo e sull’anima delle donne, una violenza che si consuma nelle famiglie, nei luoghi pubblici, nelle camere da letto, nelle strade, nei giardini pubblici. E non sempre e soltanto per opera di neofascisti, ricchi, viziati, ma per mano di padri, figli, fratelli, fidanzati e mariti appartenenti a tutti i ceti sociali, perché, purtroppo, la cultura patriarcale lungi dall’essere superata è ancora preminente nella nostra società e le donne sono ancora considerate da molti degli oggetti”.
“Mi ripugna nel 2021 si riaprano vecchie storie destinate a vellicare istinti forcaioli e la cattiva coscienza della ‘gente’, per guadagnare un po’ di denaro. Non si sente proprio il bisogno che si continui a mitizzare il delitto del Circeo trasformandolo in una specie di fatto storico, che non è. È stata una porcheria, punto e basta”, incalza Izzo, che giudica “ripugnante cercare di attribuire ai preti della mia ex scuola San Leone Magno le mie colpe o quelle dei miei sodali”.
“Bisogna essere accecati da un pregiudizio anticattolico per affermare simili sciocchezze: i fratelli maristi li ricordo come ottime persone e non ne ho un ricordo negativo manco a sforzarmi”, dice, ricordando che al San Leone hanno studiato anche altissime personalità. Quindi Izzo passa al contrattacco: “Ho dato mandato all’avvocato Iorio e ad altri miei legali qualora ne rilevassimo i termini, di muovere causa per danni contro la casa produttrice” del film, annuncia, e conclude: “Donerei l’eventuale rimborso in beneficenza per aiutare i bambini bisognosi dell’Africa”.
(di Silvia Mancinelli)