Il massiccio ricorso ai referendum, grazie anche alla possibilità dell’utilizzo della firma digitale per la loro richiesta, manifesta “un’esigenza di riequilibrio dei poteri, che non può venire dalle norme, ma dalla stessa politica. Del resto il problema della debolezza del Parlamento la avvertiamo anche nei confronti del’Esecutivo”. Lo dice all’Adnkronos Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte costituzionale.
“Certamente la politica -spiega- dovrebbe essere più pronta a discutere a deliberare su temi di grande rilievo, sui quali poi si eserciterebbe l’elettorato in forma abrogativa se ci fosse un contrasto con la legge approvata dalle Camere. Non è tanto un problema di raccolta delle firme quindi, anche perchè per modificare il numero dei richiedenti occorrerebbe una riforma costituzionale, difficile da approvare”. “Certamente con le modalità di raccolta che sono rese immediate e rapide -spiega ancora Mirabelli- il numero di firme può apparire non adeguato in rapporto al corpo elettorale, che è aumentato dall’epoca della Costituente ad oggi. Tuttavia il tema delle firme non è decisivo, perchè rappresentano un elemento di richiesta. Il vero problema è la debolezza del Parlamento e il referendum diventa così uno strumento contro il Parlamento e contro la legge ha adottato”.
“Inoltre, il numero così elevato di referendum, trasforma lo strumento in una forma indiretta di indirizzo, così da diventare tematico più che abrogativo. E questo è anche l’effetto del cosiddetto referendum ritaglio, per cui non si chiede l’abrogazione di una legge o di una parte di essa, ma si interviene sulla sopressione di alcune parole, sul ritaglio di frasi e questo non facilita la chiarezza su ciò che si vuole abrogare, andando invece a puntare sulla tematica generale della consultazione”.