Inevitabilmente, con il governo che – anche volendo – ‘non può’ rendere obbligatorio il possesso del green pass, alla fine, in un crescendo di totale confusione, le responsabilità hanno finito per investire proprio i gestori di bar e ristoranti i quali, oltre che dover pensare a lavorare per recuperare quasi due anni di fame, ora dovrebbero ‘trasformarsi’ anche in sceriffi, chiedendo documenti e magari discutere animatamente… con i ‘propri’ clienti!
Lamorgese: “I documenti possono richiederli solo le forze dell’ordine”. Il Garante: “I gestori possono farlo”
Come dicevamo, quello che in tutto ciò irrita di più, è l’evidente confusione dei nostri amministratori, ciascuno dei quali ‘ha una sua visone’ della situazione, con in ,mezzo i gestori di bar e ristoranti, trattati alla stregua di marionette.
Inizialmente il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, aveva giustamente affermato che i controlli – la richiesta di documenti di identità – non può spettare ai gestyori (che possono soltanto ‘verificare’ il possesso del green pass), ma agli uomini della pubblica sicurezza.
Ieri invece, dopo essersi riunito in una seduta straordinaria, il Garante della Privacy ha affermato che invece sì, in virtù del recente Dpcm, i gestori rientrano tra quelle figure che possono chiedere il documento di identità agli avventori, per verificare l’autenticità del certificato verde.
Mirabelli: “Non si crei uno Stato di polizia, i gestori non sono titolati a fare delle multe”
Ed oggi, a seguire, è invece la volta del presidente emerito della Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli, secondo il quale ”Il Green Pass deve essere esibito, ma immaginare che siano tutti dei farabutti è un’esagerazione. Un controllo a campione per chi esce dai locali può essere fatto dalle forze dell’ordine, ma non si crei uno Stato di polizia nei ristoranti. Il gestore non può chiedere un documento d’identità ai clienti, a meno che il Green Pass non risulti falso. Il cliente però può a quel punto andarsene senza esibire nulla perché il gestore non è titolato a fargli una multa“.
Mirabelli. “Una volta esibito il Green Pass, il gestore di un locale non può fare altre indagini”
Dunque, sostiene Mirabelli, ”Il controllo può esserci nei pubblici esercizi perché c’è il rischio di contagio nei luoghi chiusi, ma una volta esibito il Green Pass, il gestore di un locale non può fare altre indagini, non deve schedare perché non ha la funzione di individuare una persona. Dove infatti non c’è la necessità di un controllo nominativo si crea un’eccedenza. I vincoli, se ci devono essere, devono essere adeguati e proporzionati all’obiettivo da raggiungere. Inoltre, devono essere temporanei. Per alcune attività è però un onere perché deve avere i requisiti di carattere sanitario“.
Mirabelli: “La normativa nazionale sul Green Pass non è in contrasto con quella dell’Ue”
Insomma, conclude il presidente emerito della Corte Costituzionale, ”La normativa nazionale sul Green Pass non è in contrasto con quella dell’Ue. Non in ogni diversità di trattamento c’è discriminazione. Viene infatti garantita libertà di scelta sul vaccino perché il certificato prevede la possibilità di eseguire un tampone. Credo però dovrebbe essere gratuito per chi non può vaccinarsi per motivi medici. In Germania è gratuito in modo generalizzato. E’ pur vero che si sta andando verso un obbligo vaccinale per gradi, con il Green Pass è quasi un obbligo indotto”.
Max