Sulla sorte di Mps “gli imprenditori toscani sono molto preoccupati e ci sembra anche strano che tutte queste proposte o queste ipotesi di accordo su temi così importanti spuntino fuori sempre o a Natale o a Ferragosto”. Lo dice ad Adnkronos/Labitalia Fabrizio Bernini, patron di Zucchetti Centro Sistemi che ha sede ad Arezzo e, da poco più di un mese, presidente di Confindustria Toscana Sud. “Ma, battute a parte, -aggiunge Bernini- il tema serio per un imprenditore è quello della concorrenzialità e della competitività del sistema finanziario che si riduce ogni volta che c’è un’acquisizione o una fusione”. Bernini spiega chiaramente il concetto. “Se un imprenditore lavora con 10 istituti di credito, va a cercare tra questi quello che gli offre i valori finanziari a lui più idonei e la concorrenzialità più ampia. Questo per le imprese e non solo è una forma di garanzia: se io vado a comprare la pasta e c’è solo una fabbrica che la produce è chiaro che il prezzo è più alto di quello che ci sarebbe con 10 fabbriche che producono pasta. Nel mondo della finanza è lo stesso: le aziende che oggi lavorano con Monte dei Paschi e con Unicredit, domani magari si troveranno a lavorare con solo uno dei due. E ci saranno meno opportunità di scelta e meno linee di credito”, osserva.
“Con ‘spezzatino’ confusione sul territorio”
Un aspetto delle ipotesi che circolano su Mps che preoccupa particolarmente gli imprenditori toscani è quello dello ‘spezzatino’. “Ad Arezzo -spiega Bernini- abbiamo già avuto esperienze non propriamente positive con la Banca Etruria, quando questa fu comprata dall’Ubi, che a sua volta fu acquisita da Intesa. Proprio Intesa ha spezzato alcuni sportelli -ricorda Bernini- dandoli alla Bper e questo ha portato una notevole confusione nel territorio”. Di questo spezzatino, infatti, ne hanno molto risentito, dice Bernini “certi strumenti e certe culture del territorio come quelli degli orafi che hanno un sistema di lavoro e di credito particolare, con scambio di oro e metalli”. Ma il rimescolamento degli sportelli e degli Istituti bancari ha fatto sì che ora “siano rimaste solo 3-4 banche su 10 a fare questo tipo di servizio”. Nel settore bancario “cercare di accorpare sempre di più -conclude Bernini- può andare bene per una certo verso, ma solo se vengono fatte delle politiche finanziarie serie per lo sviluppo e l’industria manifatturiera. I dati industriali di questi giorni rivelano ottimismo, ma se questo ottimismo non è supportato dal mondo della finanza e dal mondo del credito diventa difficile sostenerlo di fronte alle altre nazioni”, commenta.
Lasciare la governance territoriale
“Chiunque acquisisca Mps lasci la governance territoriale”. E’ la forte richiesta che arriva dal presidente degli industriali di Arezzo, Siena e Grosseto, che piega che “il rischio più forte delle aggregazioni bancarie è che si perda la cultura del territorio”. Bernini opera ad Arezzo, dove è attivo uno dei più importanti distretti orafi in Italia. “Ma in Toscana, territorio per il quale il Mps è molto importante -ricorda Benini- non c’è solo l’oro, ma anche il distretto tessile di Prato o la carta di Lucca. Ci sono specificità importanti, per questo chi acquisisce il Monte dei Paschi deve lasciare grande autonomia territoriale, dove conti la conoscenza dell’azienda e non solo un rendiconto di bilancio”. Ma gli imprenditori sono “molto preoccupati -aggiunge Bernini- anche per un eventuale taglio delle filiali”. “Negativo sicuramente per Siena -rimarca- e per l’occupazione, e per tutta la Toscana dove si parla di 2.500 esuberi”. E anche per un “imprenditore non avere più la filiale di riferimento è un problema”, dice Bernini che parla a ragion veduta: “Sono nato come imprenditore con Mps che è stata la prima banca che ha creduto in me, forse anche perché era quella più vicina. Ora mi fa effetto vederla tornare in una mega banca e immagino che sul territorio le filiali saranno necessariamente ridotte. Sparisce così una competitività e una concorrenza finanziaria tra Istituti e va a finire che in Italia rimarranno solo 2 banche”, conclude. (di Mariangela Pani)