Dati alla mano ad oggi “si è vaccinato l’85,5% del personale scolastico”. Lo ha affermato il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, intervenuto in diretta a Tgcom24. “Ci sono però – ha ammesso – delle grandi differenze regionali, ad esempio la Sicilia ha un numero molto più basso. Mi sento con con assessori regionali – ha aggiunto Bianchi – e dicono che forse c’è un problema di rilevazione, cioè sono stati fatti molti vaccini senza domandare la professione, ma io credo che sia assolutamente evidente il dato: siamo all’85,5% un numero straordinariamente più alto della media nazionale”.
“Questo vuol dire – ha ribadito – che noi continuiamo a fare appello a tutti per vaccinarsi, che è il vero strumento con cui noi possiamo essere sicuri nel paese e quindi anche in quelli che sono i luoghi più sicuri del paese che sono le nostre scuole, su questo ricordo che è un problema di omogeneizzazione fra diverse regioni e, soprattutto tra diverse province. Ma non dimentichiamo il dato da cui partiamo: siamo all’85,5%, molto più alto della media nazionale”
Se resteranno le differenze tra Regioni per quanto riguarda la vaccinazione del personale scolastico “faremo il punto della situazione insieme con tutto il governo, con il ministro della Salute e delle Regioni, ma non dimentichiamo il punto da cui stiamo partendo l’85 su base nazionale con regioni che hanno già raggiunto il 100% come il Friuli e la Campania”, ha sottolineato Bianchi ribadendo che sulle Regioni dove la percentuale di vaccinazione è più basso bisognerà “agire in maniera mirata”.
“Noi continuiamo a fare appello a tutti per vaccinarsi, che è il vero strumento con cui noi possiamo essere sicuri nel paese e quindi nelle scuole”, ha detto ancora il ministro. “C’è un problema di omogeneizzazione tra diverse Regioni e, soprattutto, province – ha spiegato – adesso il commissario Figliuolo sta agendo in maniera mirata per andare a permettere in quei territori, dove siamo più bassi della media nazionale, di raggiungere quel livello dell’85/ 90%, che io credo sia uno dei più alti di Europa”.
Quanto ai dati Invalsi “certificano due cose: il peggioramento della situazione negli ultimi due anni e il fatto che già da prima la situazione era diseguale in Italia con grandi differenze tra Nord e Sud certificate dagli abbandoni espliciti o impliciti e cioè di ragazzi che finivano il corso ma senza competenze adeguate”.
La chiusura “ha peggiorato la situazione, ma si tratta di affrontarla con il respiro di un cambiamento strutturale del Paese” e su questo “deve incidere il Pnrr perché senza la formazione, non solo dei ragazzi, ma anche degli adulti, il Paese non può migliorare. Torniamo a porre la scuola al centro di tutta la nostra attenzione e del nostro Paese. Ma questi ultimi due anni hanno soltanto peggiorato una situazione già difficile”.