Silvio Berlusconi ha un sogno. Anzi due. Uno più personale, andare il Colle, come coronamento della sua carriera politica e forse anche un modo per ‘riabilitarsi’ dal cosiddetto ‘bunga bunga’ e dai vari processi che lo hanno sempre tormentato. L’altro, forse più di prospettiva per il centrodestra, è quello del partito unico. Il Cav, apprende l’Adnkronos, avrebbe confidato i suoi prossimi obiettivi a chi ha avuto modo di sentirlo e incontrarlo in questi giorni a Villa La Certosa, dove sta trascorrendo le vacanze estive. Raccontano che stavolta, al di là delle smentite e frenate di rito, faccia sul serio.
Approdare alla presidenza della Repubblica è sempre stata una prospettiva che lo ha allettato. Poi è arrivata la ‘decadenza’ per effetto della legge Severino nel 2013 ma una volta ‘riabilitato’, la tentazione è tornata e ora, con l’avvio del semestre bianco, l’ex premier ci avrebbe fatto più di un pensierino, pur sapendo benissimo che si tratta di una partita difficilissima, piena di insidie, con numeri ristretti, pure se dovessero arrivare in soccorso i voti dei renziani di Italia Viva e di Coraggio Italia. A fasi alterne, gli alleati Matteo Salvini e Giorgia Meloni, gli fanno balenare questa possibilità ma lui si fida fino a un certo punto. Anche Antonio Tajani, numero due di Fi, più volte ha detto che il ”suo sogno è vedere il nostro presidente al Quirinale”.
Se in pubblico evita di fare dichiarazioni che possano rivelarsi un boomerang, in cuor suo il leader azzurro, insomma, pensa ancora a fare il Capo dello Stato. E a dimostrarlo è proprio la determinazione con cui insiste sul partito unitario, (a cui pensava già nel ’96 come contromossa per scardinare l’Ulivo di Prodi), perché avere adesso tutti insieme dietro di sé gli farebbe gioco per ‘scalare’ il Colle più alto. Del resto, lui stesso fino a qualche anno fa andava raccontando quello che i fedelissimi di Arcore hanno chiamato la ‘profezia di Pertini’. Berlusconi avrebbe rivelato che nel 1980, durante un suo colloquio al Colle con Sandro Pertini in qualità di imprenditore da poco diventato Cavaliere del lavoro, l’allora presidente della Repubblica gli confidò che un giorno sarebbe diventato Capo dello Stato. Proprio alla fine dell’incontro, prima di congedarsi, secondo il racconto del presidente di Fi, Pertini gli avrebbe pronosticato: Un giorno la ritroveremo qui, dalla mia parte della scrivania…
Quanto alle sorti del centrodestra, Berlusconi punterebbe a un grande rassemblement a destra in stile partito repubblicano Usa, da realizzare nel 2023, giusto in tempo per le politiche. Nella sua testa questo progetto, che va oltre la federazione lanciata da Matteo Salvini, è fattibile più che mai. E’ un percorso ormai non più rinviabile, ma da realizzare gradualmente, a piccoli passi, così da poter essere più facilmente metabolizzato da tutti, a cominciare dall’ala moderata azzurra che vede il rischio di una vera e propria Opa da parte della Lega salviniana.
Per il Cav, raccontano, partito unico non significa annessione. La intende, piuttosto, come una fusione stile Casa delle libertà o Popolo della libertà. Secondo molti azzurri potrebbe essere una perfetta exit strategy per lui. Non si tratta, insomma, di uno dei tanti ballon d’essai lanciati per sparigliare le carte.
Un partito unico toglierebbe tante castagne dal fuoco a Berlusconi. Innanzitutto, gli offrirebbe una via d’uscita onorevole con un ruolo da padre nobile e in un solo colpo risolverebbe il problema dell’assenza di un suo erede politico e quello della subalternità all’attuale leader della coalizione, Salvini. Senza contare che un cartello accreditato di oltre il 30% dei consensi potrebbe essere un ‘ombrello’ per tanti parlamentari tentati dalle sirene centriste e non solo. Creare un grande partito unitario è sempre stato un vecchio pallino berlusconiano. Tant’è che già ci pensava nel ’96, ai tempi della vittoria dell’Ulivo di Romano Prodi, come ricorda all’Adnkronos il deputato forzista Sestino Giacomoni.
”Nel ’96 -racconta Giacomoni- il presidente Berlusconi venne al centro studi di Forza Italia diretto da Paolo Del Debbio, in via del Corso a Roma, per fare un’analisi politica del voto. Io ero un giovane volontario che si occupava del Dipartimento economia e lavoro e Sandro Bondi del Dipartimento della Cultura. In quell’occasione ci disse che l’unico modo per poter sconfiggere la sinistra che si era unita con l’Ulivo per sostenere Prodi era quello di realizzare un grande partito liberal conservatore sul modello del partito repubblicano americano. Questo -assicura il responsabile dei coordinatori regionali di Fi- era il suo sogno, che ancora oggi coltiva, perché è l’unico modo per superare l’alleanza Pd-Cinque stelle”.