“Chi è che non è stato picchiato tra i detenuti di Santa Maria Capua Vetere? Chi è che non è stato scelto tra i detenuti da punire? La risposta è semplice per chi conosce la vita delle carceri e i suoi rapporti interni di potere, a non essere pestato sono stati i detenuti camorristi e i colletti bianchi della camorra e della politica”. Lo scrive sul Corriere della Sera, Roberto Saviano, che aggiunge: “Ma chiediamoci quale sia il risultato di quel pestaggio. Questo: ogni detenuto sa che deve essere protetto, ogni detenuto da domani cercherà di affiliarsi, si metterà in fila per entrare in un’organizzazione criminale. Da domani borseggiatori diventeranno killer, piccoli spacciatori soldati al servizio dei cartelli, da domani chi entra in carcere sa che non lo difenderà il diritto,”.
“Non è un caso – prosegue – se in carcere non si suicidano solo detenuti, ma anche molti agenti della polizia penitenziaria. Questo inferno, di cui la politica non si occupa se non per propaganda, è un inferno per tutte le persone coinvolte. Il carcere oggi è questo: moltiplicatore di crimine”. “E sapete qual è la notizia peggiore? – domanda Saviano – Che l’indignazione di oggi farà il paio con l’indifferenza di domani. Fino a quando non sarà chiaro che chi commette un reato, che chi viene processato, giudicato e condannato deve avere, nel suo percorso, obbligatoriamente il reinserimento nella società, fino a che questa, che sembra una ovvietà, non diventerà una acquisizione condivisa da tutti – conclude – il maggior garante dell’esistenza e della prosperità delle mafie sarà lo Stato e noi saremo i suoi complici”.