“Sono stato io a consegnare ai magistrati copia delle mie conversazioni in chat con il provveditore della Campania Antonio Fullone. Dire che sapessi quello che era avvenuto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere è pura follia”. Lo dice in una intervista sul Corriere della Sera Francesco Basentini, direttore del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, quando i detenuti furono sottoposti al pestaggio che sull’avere discusso del problema con il ministro della Giustizia Bonafede, risponde: “In quel periodo noi eravamo in contatto costante con via Arenula, facevamo riunioni continue anche con i sottosegretari. Non abbiamo mai sottovalutato nulla”.
“Il provveditore Fullone mi teneva costantemente aggiornato sulle situazioni di maggior rischio, come appunto Santa Maria Capua Vetere. Mi informò che il 5 aprile un gruppo di 50 detenuti si era barricato all’interno di un reparto – ricorda – Mi disse che aveva avviato un dialogo ed effettivamente riuscì a tenere la situazione sotto controllo. Il giorno successivo mi inviò il messaggio per informarmi che avevano proceduto a una perquisizione straordinaria”.
Entrare nelle celle per Fullone era “indispensabile per riportare la calma e dare un segnale al personale. Fullone era ritenuto uno dei provveditori più bravi e competenti, io mi fidavo – commenta – Nei messaggi non vi è alcun riferimento alle azioni violente fatte dagli agenti intervenuti. Come ho già detto si trattava di un funzionario di grande livello che conosceva perfettamente la situazione. E proprio perché c’era uno stato di massima allerta approvai la scelta di fare la perquisizione. Ma davvero si può credere che io avrei potuto avallare una cosa del genere?”.
“Se avessi avuto informazioni su quello che era successo – conclude l’ex capo del Dap – non avrei esitato a disporre provvedimenti cautelari a carico dei responsabili, come avevo fatto su episodi analoghi avvenuti nel carcere di San Gimignano qualche mese prima”.