“E’ ora?”. E’ la domanda che più rimbalza nelle chat grilline, dove è tornato a primeggiare il “game over”. Chat in ebollizione, mentre a Montecitorio si raccolgono capannelli di parlamentari, attoniti, arrabbiati, preoccupati. A far sperare in una soluzione pacifica, il silenzio del garante. Beppe Grillo infatti ci dorme su, tiene in stand by il video con cui ieri, in serata, minacciava di vomitare la sua rabbia, dopo la conferenza stampa in cui Giuseppe Conte aveva dettato le sue condizioni, invitandolo a fare il “padre generoso” e non il “padre padrone”. Toni e parole che avevano mandato il fondatore del Movimento su tutte le furie, tanto che, quando erano iniziate a circolare insistenti le voci di un video all’insegna dell’intramontabile ‘vaffa’, pontieri e big del M5S erano entrati in campo, in pressing su Grillo per fermarlo.
Il silenzio di oggi aveva fatto pensare ai più, big compresi, che il garante del Movimento si fosse convinto, che le trattative per uscire dallo stallo fossero riprese. “Il peggio sembra passato”, si lascia infatti sfuggire un ministro in mattinata. Il silenzio, per giunta, a quanto apprende l’Adnkronos sarebbe calato anche tra Conte e Grillo: zero contatti in tutto l’arco della giornata. Ma nel pomeriggio, come una doccia ghiacciata, arriva lo ‘schiaffo’ di Grillo, graffiante come pochi. Perché affonda sul lato personale (“non può risolvere i problemi, non ha la visione politica”) e rimette in pista Davide Casaleggio, dopo che per 4 mesi Conte si era speso anima e corpo per risolvere quella che i parlamentari bollavano come la “grana Rousseau”. Oggi torna Casaleggio, esce di scena Conte. Almeno per Grillo, perché nel Movimento sono in pochi a credere che l’ex premier si metterà da parte. La sua uscita di scena, o meglio la sua messa alla porta, potrebbe generare un esodo nei gruppi parlamentari: e questo anche a Marina di Bibbona, in queste ore, lo stanno tenendo in debita considerazione.
Intanto i ‘contiani’, presenti soprattutto in Senato, sono letteralmente furenti. Al momento tacciono tutti, ministri e big compresi. E tacciono l’ex presidente del Consiglio e il suo inner circle, da cui trapela solo lo sconcerto per una mossa tutto sommata inattesa, proprio perché arrivata dopo una giornata intera che sembrava aver portato consiglio. O quanto meno era questa la speranza. Oggi si torna alla casella di partenza, con tutte le incognite del caso. Che farà Conte, innanzitutto, ma anche che ne sarà di un M5S che ora vede Grillo indire il voto sul Comitato direttivo, che solo 4 mesi fa lui stesso aveva sconfessato.
Per l’organismo a cinque, arriva immediata la candidatura del senatore Nicola Morra, inviso a molti parlamentari, soprattutto a Montecitorio. Il rischio di scissione mai come ora appare tangibile. Soprattutto se Conte dovesse fare un passo avanti, decidendo di farsi un suo partito. Ieri in conferenza stampa l’avvocato ha chiarito di non avere “due agende”, nessun piano B. Pur aggiungendo che, nel caso in cui con Grillo le cose non fossero andare in porto, “valuterò cosa fare”. Ora gli occhi sono puntati tutti su di lui, su quel che deciderà. Ma anche sulle reazioni che lo strappo di Grillo susciterà nei gruppi parlamentari, con inevitabili contraccolpi nella squadra di governo. Perché lo strappo che si sta consumando nel M5S non passa certamente inosservata a Palazzo Chigi.