Sulla riforma delle politiche attive “l’occasione che stiamo vivendo è ghiotta per due motivi: le risorse che possiamo mobilitare e la consapevolezza della centralità del tema rispetto alle transizioni che dovremo gestire. Ci sono due elementi di novità importanti ma che non bastano. Perché ci devono essere risorse permanenti e non ‘una tantum’ dai fondi europei”. Lo ha detto Tommaso Nannicini, senatore Pd e presidente della Commissione parlamentare per il controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, intervenendo all’assemblea nazionale di Manageritalia, tenutasi al Senato e rivolgendosi alla platea dei manager collegati.
I nodi da affrontare per Nannicini riguardano “l’integrazione tra politiche attive e passive, i rapporti istituzionali tra Stato e Regioni, e poi servono le risorse certe. Se si sciolgono questi tre nodi può essere la volta buona”.
“Condivido il vostro approccio sulla previdenza, non scordiamoci della sostenibilità finanziaria che abbiamo raggiunto con la transizione lenta al contributivo. Adesso dobbiamo mettere al centro l’equità tra generazioni e l’equità sociale, perchè alcuni dei costi della sostenibilità sono stati caricati sui più giovani e sui più deboli. Quindi ben venga una sostenibilità con il ricalcolo contributivo per chi vuole andare prima in pensione per scelta e strumenti di assistenza per chi invece in pensione ci deve andare prima per necessità perché non ha un lavoro o fa un lavoro particolarmente gravoso”.
Sull’invecchiamento attivo per Nannicini servono “strumenti sul ripensamento dell’organizzazione per valorizzare le competenze di tutti nei diversi momenti della vita, aiutando imprese e lavoratori ad affrontare questa sfida”.
“E’ necessario rivedere il welfare – ha affermato Nannicini – per dare una garanzia del reddito sempre più ampia e universale che vada oltre i sistemi novecenteschi. Un cambio di paradigma anche con ammortizzatori sociali più forti per manager e dirigenti. Bene quindi le vostre proposte su strumenti ad hoc usando anche gli enti bilaterali, bene anche la Naspi che per me è un reddito di formazione che può essere uno zoccolo duro su cui la bilateralità costruisce risposte ulteriori”.
“Condivido il vostro giudizio positivo sul Pnrr, le priorità impostate e l’assetto di governance- ha affermato -. Ma come giustamente sottolineavate i piani descritti non bastano. Dobbiamo passare velocemente alla fase di attuazione, che non consiste solo nello spendere bene e presto le risorse europee, ma anche nel fatto di accompagnarli con le riforme che nel Piano sono indicate come una condizione indispensabile per fare in modo che queste risorse siano davvero un’occasione di crescita”.
“Io ritengo un’occasione mancata -ha continuato Nannicini- il Fondo Complementare al Pnrr. Avrei preferito 31 miliardi degli italiani e delle italiane, per sempre a bilancio dello Stato, per fare le riforme scritte nel piano, alcune di quelle di cui avete anche parlato oggi: dagli ammortizzatori sociali alla formazione permanente, dalle politiche attive del lavoro al fisco. Le riforme a costo zero esistono solo negli editoriali di noi economisti, servono investimenti permanenti”, ha ribadito.
E per Nannicini “se non investiamo sulle competenze non avremo le risorse per raggiungere gli obiettivi che stanno nel Pnrr ma rischiamo di avere costi sociali del cambiamento che freneranno il cambiamento stesso, nessuno deve essere lasciato solo”, ha concluso.