“Prego davvero le aziende italiane che vogliono investire negli Stati Uniti di pensare con un occhio al medio e lungo termine per entrare su questo mercato, perché offre adesso un’occasione di vendita e di sviluppo economico come, secondo me, non ne vedremo più per decenni. E’ veramente il momento di avere un po’ di coraggio, di cogliere questa opportunità”. Così, con Adnkronos/Labitalia, Lucio Miranda, presidente di ExportUsa, società di consulenza che aiuta le aziende italiane ed europee a entrare, con successo, nel mercato americano.
“I settori che nei prossimi 3-4 anni traineranno la crescita in America – spiega – sono quelli legati all’impiantistica, macchinari e beni industriali, parti di ricambio, meccanica in genere e tutte le tecnologie abilitanti per la transizione verso l’economia green. Questo lo diciamo alla luce di due grossi filoni di investimento che stanno per essere varati. Il primo è quello rivolto al rinnovo delle infrastrutture del sistema America, quindi ponti, porti, aeroporti, strade, autostrade, viadotti, gasdotti, oleodotti, sistemi radar, etc. L’altro grosso filone di investimenti varato dall’amministrazione Biden è quello della transizione al green e qui parliamo di un mare magnum di tecnologie: tutte le tecnologie e i prodotti che aiutano nella transizione verso un’economia ecosostenibile e autosostenibile, spaziando a 360 gradi e con un occhio privilegiato all’elettrico che la farà da padrone per i prossimi anni. Stiamo parlando di un programma di investimenti di circa seimila miliardi di dollari che si protrarrà nell’arco di 10-15 anni”.
Se invece si pensa all’andamento del made in Italy, osserva, “alcune categorie di beni di consumo sono state falcidiate dal Covid, come l’abbigliamento, mentre altri settori hanno continuato a vendere anche più di prima, ad esempio l’oggettistica per la casa, tutto ciò che ha a che fare con il fitness; anche l’alimentare, compreso il vino, è sempre andato bene mentre ha sofferto sull’Horeca, e ora sta ripartendo”. “Le famiglie per tutti questi mesi sono state costrette a un risparmio forzato, quindi le aspettative degli analisti sono che, una volta che il mercato si riapre, questa ondata di liquidità si abbatterà positivamente sui consumi, che vediamo ripartire molto bene e molto velocemente”, sottolinea.
“Le previsioni degli analisti sono tutte concordi nel dire che fino almeno alla fine del 2023 – rimarca – il sistema economico americano conoscerà una fase di sviluppo come mai vista prima. Quindi, basandomi su queste analisi e anche su quello che vedo e che percepisco, posso dire che le condizioni nel post Covid saranno rosee oltre ogni aspettativa”. E il primo consiglio per chi voglia avviare un’attività negli Stati Uniti, quindi, sostiene il presidente di ExportUsa, è quello di muoversi adesso, “perché questa corrente di investimenti sicuramente genererà un flusso di importazioni dall’Europa e dall’Italia in particolare, e quindi serve posizionarsi adesso per poterne trarre beneficio”.
“Italia e Germania in Europa – dice – sono i due paesi in pole position per servire questi settori industriali in espansione. Questi due programmi di investimento dell’amministrazione Biden, infatti, sono così massivi che il sistema America non ha al suo interno tutto ciò che serve per porli in atto, per cui sarà gioco forza importare. Allora, per riuscire ad avere vantaggio, ad inserirsi in questa corrente di ordinativi che promanano da queste serie di investimenti, occorre prepararsi adesso perché è adesso che si comincia a decidere, si cominciano a distribuire gli ordini. Occorre quindi essere in America adesso perché dopo è troppo tardi, l’onda è già passata. Serve cominciare ora ad avere una propria società, un conto corrente in America, un magazzino, aver avviato dei contratti per poter essere presente sul mercato”, ribadisce.
Proprio per aiutare le aziende italiane, ExportUsa ha avviato nuove iniziative. “Abbiamo lanciato un progetto per aiutare le imprese della meccanica e dei macchinari industriali a vendere in America – spiega – e lo abbiamo fatto con un programma di ricerca dei distributori. E’ essenziale, infatti, avere un distributore in America per questo tipo di prodotti, perché la vendita è tecnica, il cliente americano deve fidarsi, c’è una grossa componente di servizio, installazione, manutenzione, cura preventiva. Abbiamo quindi lanciato questo programma per aiutare le aziende italiane a trovare uno o più distributori per il loro prodotto all’interno del mercato americano. E’ un programma che si svolge nell’arco di più mesi, perché non è un’attività di ricerca e di vendita semplice, viene svolto da un nostro dipendente americano specializzato in questo tipo di lavoro e di contatti, per cui pensiamo che possa essere un servizio veramente utile per le aziende che stanno cercando di entrare nel mercato americano per questo tipo di prodotto industriale”.
Un grosso aiuto è rappresentato anche dai finanziamenti italiani a disposizione per le imprese. “Vorrei sottolineare l’utilità dei programmi di finanziamento all’internazionalizzazione di Simest, che sono ottimi, sono stati rinnovati i fondi di dotazione: hanno in primis un tasso di interesse ormai pari quasi allo zero, non richiedono garanzia bancaria e vengono erogati direttamente da Cdp e quindi non entrano nella centrale dei rischi, sono rapidi e hanno una componente di fondo perduto che arriva fino quasi al 50%. Quindi, questo è un altro strumento su cui fare leva per anche darsi coraggio e spingersi sul mercato americano”, afferma Miranda.
C’è poi l’importante sbocco dell’e-commerce, che ha visto “la quota di online sul totale delle vendite al dettaglio in America balzare dal 16%, livello raggiunto in 20 anni, al 33% in pochi mesi durante la pandemia”, riferisce. “Quindi, l’ecommerce che già era ben radicato prima in America adesso è diventato irrinunciabile e la raccomandazione per le aziende che verranno o vorranno esportare in America nel settore dei beni di consumo è di fare molta attenzione all’ecommerce, essendo diventato essenziale avere una forte e ottimizzata presenza online per poter vendere bene in America”, fa notare. Ma attenzione, avverte Miranda, “per avere successo un online puro non ce la farà mai: vendere interamente online dall’Italia con un numero di telefono e un indirizzo italiani, e una gestione dei resi dove il prodotto deve essere reinviato in Italia è velleitario, non si faranno mai grandi numeri in questo modo”. “Si può vendere dall’Italia attraverso l’ecommerce, però ci deve essere anche una base operativa in America per il customer service e la gestione dei resi e questo è un servizio che noi di ExportUsa offriamo alle aziende italiane che vogliono vendere online in America”, conclude.
Di questi temi si parlerà in occasione di un evento online dedicato al futuro dei rapporti commerciali tra Italia, Unione europea e Stati Uniti, il 17 giugno, dalle 17,30. Oltre a Lucio Miranda (presidente di ExportUsa), intervengono: Antonio Parenti (capo della Rappresentanza della Commissione europea), Orlando Clini (già ministro per l’Ambiente), Oriana Granato (partner & Head of Projects and Infrastructures EY Italy), Lorenzo Montanari (vicepresidente Americans For Tax Reform) e Marco Checchi (Ceo Pelliconi), che commenteranno i risultati del G7.