‘Il punto di vista di Marco Follini’ ogni domenica sul nostro sito fa il giro dei social e del web. L’ultimo a aver ripreso ieri la rubrica del politico e giornalista, tra vari tweet e post di commento, è stata l’edizione on line del ‘Messaggero’. Il tema caldo della settimana era ‘Draghi e la borghesia meritocratica: un nuovo ceto politico’. Ripercorriamone insieme i punti salienti.
“Draghi è la figura borghese che la politica italiana ha sempre cercato e mai trovato” scrive il politico e giornalista. “Parlo di una borghesia meritocratica e cosmopolita, non troppo arroccata nella difesa dei suoi interessi e privilegi. Attenta al suo prossimo, e attenta alle regole. Dotata di un senso della misura tale da far argine all’umana avidità, anche la propria”.
“Provvista di quel senso dello Stato, del diritto e perfino dell’equità che troppe volte alla concreta borghesia italiana ha fatto e fa difetto” aggiunge descrivendone nello specifico le caratteristiche della borghesia italiana. “Tanto più quando ha preteso di calcare la scena pubblica in primissima persona”. “Questa borghesia non ha mai avuto grande fortuna, né grande merito nella vita pubblica del nostro Paese. I partiti del dopoguerra cercavano soprattutto di connotarsi come grandi forze di popolo. Per loro, la borghesia era quasi una fonte di imbarazzo, e infatti nessuno di essi si sarebbe mai proclamato tale. E quando poi quel sistema è tramontato sono apparsi all’orizzonte uomini d’affari e di spettacolo che volevano rappresentare più l’eccezione che non la regola del proprio ambiente”.
“Nella ‘versione’ di Draghi, chiamiamola così, l’idea è un’altra” spiega. “Si tratta di stare dentro la politica, con animo non troppo corporativo. Di starvi dentro con le proprie idee e perfino tutelando qualche nobile interesse. “Il modo in cui Draghi si rapporta ai partiti è emblematico di tutto questo. Li ascolta, ma senza ubbidire loro. Li coinvolge, ma senza farsi a sua volta coinvolgere dalle loro dispute e dai loro interessi elettorali”.
“Si intuisce che a volte è tentato di impartire lezioni di politica economica e di geopolitica internazionale. Ma si intuisce pure che egli ha imparato ormai che non è salendo in cattedra che si fa bene il mestiere del premier. E infatti Draghi evita conflitti che non sono necessari e vince qualche duello senza darlo troppo a vedere. Dosando le proprie forze al modo in cui in politica occorre saper dosare le proprie ragioni. Perché strafare è come disfare”.
Qui il link all’intera rubrica di Marco Follini di ieri. Il prossimo appuntamento, in agenzia e sul sito Adnkronos, è per domenica prossima alle 10.