Nuovi dati dimostrano i benefici di ibrutinib nei malati di leucemia linfatica cronica (Llc), sia in combinazione sia in monoterapia. Janssen, azienda farmaceutica del gruppo americano Johnson & Johnson, presenterà i nuovi risultati in occasione del Congresso 2021 dell’Asco, l’American Society of Clinical Oncology.
Lo studio Captivate di fase 2, sulla coorte di pazienti con trattamento a durata fissa di ibrutinib più venetoclax – riassume la società in una nota – mostra che il 95% dei pazienti trattati sopravvivono liberi da progressione dopo 2 anni, con importanti remissioni in tutti i sottogruppi, inclusi i pazienti con Llc ad alto rischio. Inoltre i risultati a lungo termine dello studio Resonate-2, che ad oggi rappresenta il più lungo follow-up di fase 3, di 7 anni, per gli inibitori della Bruton tirosin-chinasi (Btk), indicano un rafforzamento dei benefici in termini di sopravvivenza a lungo termine e un profilo di sicurezza consolidato della monoterapia con ibrutinib per i pazienti con Llc, un tipo di linfoma non-Hodgkin e la più comune forma di leucemia negli adulti.
“I risultati positivi dello studio Captivate – dichiara Craig Tendler, vicepresidente, Sviluppo clinico e Global Medical Affairs, Oncology, Janssen Research & Development – dimostrano il potenziale della terapia con ibrutinib più venetoclax, grazie a un meccanismo d’azione complementare, nell’indurre risposte profonde in combinazione a durata fissa una volta al giorno, regime che può essere somministrato in ambulatorio per i pazienti più giovani e in buona salute”. Mentre “i risultati di Resonate-2 – aggiunge – supportano ulteriormente il beneficio a lungo termine della monoterapia con ibrutinib in prima linea in pazienti con Llc. L’ampiezza e l’importanza dei sempre più numerosi dati continua a indicare questo trattamento come standard di cura e a valorizzare il suo impatto sulla sopravvivenza libera da progressione e complessiva”.
“Il trattamento in continuo con ibrutinib nei pazienti con Llc è ormai uno standard di cura consolidato, impiegato anche in quelli ad alto rischio – commenta Paolo Ghia, professore di oncologia medica all’università Vita-Salute San Raffaele di Milano e principale ricercatore dello studio Captivate – Gli ultimi dati dello studio sottolineano che ibrutinib, somministrato per via orale in combinazione con venetoclax, determina anche un alto tasso di sopravvivenza libera da progressione a 2 anni, consentendo ai pazienti la remissione senza trattamento”.
“Ibrutinib – ricorda Edmond Chan, Emea Therapeutic Area Lead Haematology, Janssen-Cilag Ltd – è stato il primo inibitore della Btk approvato in Europa ed è stato impiegato nel trattamento di oltre 230mila pazienti in tutto il mondo. E’ anche il primo inibitore della Btk studiato in un trattamento in regime combinato a durata fissa. Gli ultimi dati che saranno presentati all’Asco rafforzano il potenziale di ibrutinib come opzione di trattamento fondamentale in tutto il panorama della Llc e aggiungono ulteriori prove sulla sua efficacia e sul suo profilo di sicurezza”.