“Dopo l’arresto, non mi vergogno a dirlo, io sono andato per qualche mese da una psicoterapeuta. L’accanimento che sta operando contro di me Il Fatto mi fa pensare che un maggiore equilibrio, magari anche con un supporto professionale, potrebbe essere d’aiuto anche a loro nella comprensione della realtà”. A parlare, in un’intervista all’Adnkronos, è Simone Uggetti, l’ex sindaco di Lodi assolto in appello al processo nel quale era accusato di turbativa d’asta relativamente a un bando per la gestione di due piscine comunali. Accusa che aveva portato al suo arresto nel 2016.
Dopo le scuse di Di Maio, che hanno provocato diversi malumori all’interno del M5s, non si ferma la battaglia del quotidiano diretto da Marco Travaglio: “Io -afferma Uggetti- credo si siano innamorati di una idea, che era la loro idea di realtà che in un gioco magico si auto rinforzava, ma che in realtà era una percezione molto di parte. E’, credo, un non rendersi conto che quella stagione, quei momenti, sono stati superati”. Ciò che invece “ancora non hanno capito è che c’è una differenza fondamentale tra l’ammettere di aver compiuto degli sbagli e l’ammettere di aver commesso un reato”. “Io – rimarca l’ex sindaco di Lodi- ho sempre collaborato con i magistrati, sempre. Magistrati che rispetto profondamente e che ho rispettato anche nei momenti più duri, perché fanno un lavoro delicato e difficile”. Del resto “tutti possono sbagliare, ma non è perché un medico sbaglia che non si va più in ospedale a curarsi”. E chiarisce: “Per me ora è un momento positivo, ma non dimentico quello che c’è stato. Nel non dimenticare quello che mi è successo, continuo ad avere rispetto di tutte le persone, compreso chi mi ha accusato”.
Nel verbale si fa riferimento al tentativo di cancellare documenti e messaggi WhatsApp: “Lì c’è stato l’innesco di una figura che tecnicamente si chiama agente provocatore, altrimenti non mi sarei mai mosso -afferma Uggetti-. Non è stata una iniziativa mia, quella. E’ stata una iniziativa mia a seguito dell’agente provocatore. E comunque io non ho mai ammesso di aver confessato, perché non ho mai confessato. Ho sempre voluto, quello sì, collaborare con la giustizia”.
Quando “ho detto ‘gli sbagli che ho fatto sono stati fatti per il bene della mia città’, io ero sotto shock perché ero stato arrestato. Non avevo neanche ben capito perché ero stato arrestato; è una frase assolutamente” come a dire, “se ho fatto degli sbagli, li ho fatti sicuramente in buona fede”. E, ribadisce, “un conto sono gli ‘sbagli’, un conto sono i ‘reati’. Sono due cose ben diverse. Io -conclude- di sbagli purtroppo ne faccio tanti e cerco sempre di migliorarmi; penso invece che quelli che insistono sono dei poveretti che hanno bisogno dello psicologo. Io sono sereno”.