Gabriele Tadini, a capo dell’impianto della funivia del Mottarone, deve deve restare in carcere secondo la procura di Verbania. Nella richiesta di convalida del fermo ci sono le esigenze cautelari, sicuramente “il pericolo di fuga e l’inquinamento probatorio”, spiega il difensore Marcello Perillo.
“Non dimentichiamo che si è rotta una fune e un aspetto tecnico importante è capire dove è avvenuta la rottura. Non credo che il forchettone potesse incidere sul cavo, così come bisogna capire i freni su quale fune erano, se portante o traente, aveva affermato già Perillo. Tadini ha ammesso di aver lasciato in azione il forchettone che ha impedito all’impianto di bloccarsi ed evitare la caduta della cabina in cui hanno perso la vita 14 persone.
L’avvocato sta già contattando diversi esperti ed è pronto a chiedere alla procura di Verbania di poter “eseguire un sopralluogo” sul luogo del disastro. La scelta di lasciare il blocco ai freni era per “velocizzare” la ripartenza della funivia, ma se esistono altri motivi non è dato saperlo. “Del fatto ho parlato 5 minuti con il mio assistito e non ho ancora letto il verbale reso al pm. Sono 38 anni che lavora in questi ambiente, è una persona perbene, preparata. Le motivazioni le chiederò a lui per scelta e saranno decisive per la scelta difensiva”, conclude l’avvocato.