Il freno del presidente della Repubblica Sergio Mattarella alle voci che si rincorrono su una sua rielezione al Quirinale, qualora si creasse un’impasse insuperabile tra le forze politiche sulla scelta del suo successore, non esclude il fatto che il candidato più probabile a succedere a Mattarella resti Mattarella. “Fermo restando che la decisione personale di Mattarella sia decisiva, non si può escludere che al momento del voto si crei una situazione analoga a quella che condusse alla rielezione di Napolitano”, che riportò indietro gli scatoloni al Quirinale. Ciò tanto più che non ci sono controindicazioni sul fronte costituzionale: “La Costituzione non si pronuncia su questo profilo. Consente entrambe le opzioni. Sono valutazioni di opportunità politica quelle che possono giustificare o meno una tale scelta, come avvenuto con Napolitano. Dunque tutte le alternative sono ancora possibili, aperte”, commenta all’Adnkronos Giovanni Guzzetta, costituzionalista e professore ordinario di Istituzioni di diritto pubblico all’Università di Roma Tor Vergata.
“Questa è forse l’elezione in cui l’ingorgo politico istituzionale è più intricato che mai”, spiega Guzzetta individuando quattro variabili che nella loro combinazione incideranno sulla scelta del prossimo Capo dello Stato. “Siamo a fine legislatura, e quindi l’elezione del presidente può incidere su quando si svolgeranno le elezioni; in secondo luogo è a tutti noto che tra i possibili candidati c’è Draghi e che dunque la questione Quirinale si intreccia con quella della presidenza del Consiglio”. A gravare sul contesto anche una terza variabile: “la circostanza che una rielezione ha un solo precedente nella storia repubblicana ed in quarto luogo che le vicende politiche italiane sono più che mai connesse alla credibilità in Europa delle nostre più alte cariche. Dunque il vincolo europeo – rileva il costituzionalista – pesa sulle scelte della politica istituzionale interna oggi più che mai. Non a caso abbiamo un governo con connotati politici molto peculiari”.
Significative anche le somiglianze rispetto a quanto avvenuto con la rielezione di Giorgio Napolitano: “anche l’ex capo dello Stato è giunto all’accettazione della rielezione come extrema ratio – ricorda il professore di Tor Vergata – Aveva anche lui escluso la propria rielezione, addirittura preparato il trasloco”. In analogia anche “la situazione parlamentare di difficile governabilità” di allora e di oggi, “toccata con mano nel caso di Napolitano per le bocciature di Marini e Prodi”. Quindi? “Fermo restando che la decisione di Mattarella sia decisiva la pressione per fargli cambiare idea e’ destinata ad aumentare e – risponde – non si può escludere che al momento dell’elezione si crei una situazione analoga a quella passata, di tentativi che vadano a vuoto. Dunque tutte le opzioni sono ancora possibili, aperte. Per ridurre queste alternative – osserva – sarebbe necessario un accordo politico molto solido, capace di resistere a franchi tiratori. Ma in una situazione così delicata temo sarà difficile trovare un simile accordo”. Ragione per cui “la prosecuzione per un altro periodo nella situazione attuale potrebbe finire per essere lo scenario che ha meno incognite”.
(di Roberta Lanzara)