Pfizer, 21 giorni per la seconda dose? Nessun problema anche se il richiamo del vaccino covid viene fatto a 42 giorni di distanza dalla prima somministrazione. Ad affermarlo Marco Cavaleri, responsabile Vaccini e Prodotti terapeutici per Covid-19 dell’Agenzia europea del farmaco Ema, oggi durante un incontro con la stampa per aggiornare sulle attività dell’ente Ue nel contesto della pandemia.
“La raccomandazione inclusa nelle informazioni di prodotto” per il vaccino di Pfizer/BioNTech “parla di un intervallo di 3 settimane. Comunque è importante evidenziare qui che nei trial clinici era consentito somministrare la seconda dose anche in una finestra fino a 42 giorni. Il che significa che in alcune situazioni la seconda dose è stata data più tardi di tre settimane e certamente è consentito un intervallo di 42 giorni”, ha detto Cavaleri. “Possiamo considerare che dare una seconda dose in un intervallo prolungato fino a 42 giorni non sarebbe una deviazione dalle raccomandazioni” sull’utilizzo di questo vaccino “e non potrebbe essere considerato come un uso del vaccino ‘off label’. Al contrario, “superare questo intervallo sarebbe una deviazione ma tenersi dentro questo arco temporale” dei 42 giorni di distanza fra una dose e l’altra “non dovrebbe essere un grosso problema”, ha quindi aggiunto.
“Sono in corso di valutazione” i dati dei trial clinici sul vaccino Pfizer nella fascia d’età degli adolescenti “nell’intenzione di approvare un’estensione d’uso anche per questa popolazione. Puntiamo ad accelerare questa procedura per poter arrivare a un’opinione alla fine di questo mese”, ha fatto sapere ancora Cavaleri.
“Stiamo lavorando parallelamente anche allo scopo di aumentare la capacità produttiva e per aiutare i produttori a portare maggiori forniture di vaccini anti-Covid, di cui c’è un enorme bisogno non solo in Ue ma anche in altre parti del mondo. E in questo senso stiamo cercando di velocizzare procedure che potrebbero consentire l’approvazione di altri siti produttivi”, ha spiegato poi, affermando poi: “Monitoriamo costantemente le performance dei vaccini anti-Covid nella fase post autorizzazione e stiamo seguendo da vicino” la questione delle “trombosi rare segnalate dopo la vaccinazione con AstraZeneca e J&J per capire meglio qual è il meccanismo dietro questi eventi avversi” guardando a chi ne viene colpito.
Inoltre “stiamo proattivamente parlando con i produttori di vaccini anti-Covid per assicurarci di essere preparati nel caso ci fosse bisogno di un aggiornamento della composizione” di questi prodotti “qualora dovessero emergere varianti in grado di sfuggire all’immunità” indotta dai vaccini attuali. “Non sembra esserci questa circostanza al momento, ma dobbiamo essere pronti ed è per questo che è importante portare avanti questo lavoro”.