Un 2020 segnato da una contrazione di fatturato e un’offerta che non riesce a soddisfare la domanda perché manca la materia prima, ovvero il legno, con un inevitabile aumento dei costi. Sono queste le difficoltà del Sistema imballaggi che, oltre a subire gli effetti della crisi generale, segnala una forte preoccupazione legata alla reperibilità delle materie prime. A tracciare il quadro all’Adnkronos dello stato di salute del settore è Ezio Daniele, presidente di Assoimballaggi, l’associazione nazionale delle industrie di imballaggi di legno, pallet, sughero e servizi logistici.
Il Sistema Imballaggi, spiega Daniele, ha chiuso il fatturato 2020 con una diminuzione del 10% determinata in particolare dalla contrazione della produzione per il mercato italiano. “Il 2021 invece è partito molto bene; abbiamo recuperato i volumi persi l’anno scorso e l’aspettativa è addirittura di fare qualcosa in più quest’anno rispetto ai livelli produttivi del 2019”. Il vero problema, però, “è la reperibilità della materia prima che scarseggia: c’è un consumo mondiale in crescita, mentre l’offerta continua ad essere stabile”. L’offerta, dunque, non riesce a soddisfare la domanda provocando “una tensione sui prezzi e ritardi nelle consegne che ci mettono molto in difficoltà”.
In particolare, il presidente di Assoimballaggi segnala “un incremento dei costi del 40% che in alcuni casi sono anche del 50%. Questo comporta un aumento dei prezzi ai nostri clienti del 25-30%”. E la situazione sembra destinata a peggiorare. “Ci sono studi internazionali che dimostrano che i consumi pro capite di legname mondiale sono in incremento soprattutto in paesi come India e Cina che arriveranno ad avere dei consumi pari ai nostri. L’offerta del mercato però è costante e questo creerà sicuramente uno squilibrio”.
Il vero problema, sottolinea Daniele, “non riguarda tanto la capacità di prima lavorazione, ovvero di taglio dei boschi, ma è proprio la reperibilità dei tronchi: non c’è sufficiente disponibilità di legno nel mondo in questo momento”. E anche l’Italia “che ha un buon patrimonio forestale non ha una politica forestale adeguata”. Giusto per avere un’idea, spiega Daniele, “il Trentino taglia circa un milione di metri cubi di tronchi l’anno; la stessa quantità che fa da sola la segheria più grande che c’è in Austria”.
Secondo il presidente di Assoimballaggi, dunque, sarebbe molto importante che anche il nostro Paese si rendesse conto dell’enorme potenziale del settore: “La foresta è una risorsa per l’ambiente e anche per l’economia che potrebbe essere coltivata e pianificata”. Un terzo della superficie italiana è ricoperto da boschi e circa il 45%, segnala Daniele, “potrebbe essere utilizzato in modo diverso”.
Nel lungo termine, dunque, “dobbiamo ritornare a ripensare al nostro territorio, creando valore sia per l’ambiente che per l’economia. Ci sono prati enormi che si potrebbero utilizzare”. Quanto al breve periodo, spiega Daniele, “spero si arrivi ad un riequilibrio tra domanda e offerta. Il nostro auspicio è che ci siano più risorse legnose disponibili, che la politica internazionale si renda conto di quanta materia prima richiede il mercato e che ci siano delle piantumazioni adeguate”.
In questo senso però “non vedo segnali incoraggianti dalla politica”. Eppure con una corretta politica forestale “un Paese come il nostro potrebbe avere delle ricadute occupazionali importanti e ridurre lo squilibrio commerciale”. Nel settore imballaggi “l’80% della materia prima è importata e i paesi principali sono Austria, Germania, Francia, Svizzera e paesi dell’est. Attivando una seria e corretta politica nazionale, potremmo arrivare ad importare il 50% e occupare 180mila persone nell’attività della prima lavorazione”.
La sfida green del settore imballaggi. “Il nostro settore è intrinsecamente sostenibile perché utilizziamo risorse che sono rinnovabili e biodegradabili ma c’è di più: noi già oggi recuperiamo oltre il 65% degli imballaggi che immettiamo sul mercato”. E così “circa 2 milioni di tonnellate di legname vengono triturati per creare pannelli truciolari che finiscono nell’industria del mobile” conclude il presidente di Assoimballaggi.