Il governo italiano “ha avviato colloqui con l’azienda americana Moderna, la svizzera Novartis e l’italiana ReiThera per produrre vaccini contro il Covid-19 a base di mRna nel nostro Paese”. E’ quanto scrive il ‘Financial Times’, con una ricostruzione che fa seguito alle notizie circolate di recente sulla possibilità che diversi impianti industriali del settore farmaceutico presenti sul nostro territorio vengano coinvolti nella produzione dei vaccini anti-Covid. Vaccini che non dovrebbero restare nel confini nazionali, ma sarebbero destinati ad aumentare la disponibilità dell’Unione europea.
“I recenti colloqui con Novartis e ReiThera – racconta il quotidiano – prevedono la possibilità di produrre in Italia il vaccino a mRna sviluppato dalla tedesca CureVac. A marzo Novartis ha firmato un accordo preliminare con CureVac per la produzione, il vaccino è ancora nella fase 3 della sperimentazione ma l’azienda tedesca ha dichiarato che entro maggio o giugno potrebbe essere approvato dall’Ema. ReiThera sta producendo il suo vaccino, che è ancora nella fase 2 e si basa su una tecnologia a vettore virale (adenovirus)”. Novartis, ReiThera e CureVac “non hanno voluto commentare”, evidenzia il Ft che riporta come i colloqui “tra Novartis, ReiThera e il governo italiano sarebbero in una fase iniziale, e potrebbero non portare a un accordo finale”.
Sempre secondo il quotidiano economico britannico, “il presidente del Consiglio Mario Draghi avrebbe anche parlato direttamente con l’amministratore delegato di Moderna, Stéphane Bancel, senza però giungere a un accordo neppure preliminare perché l’azienda statunitense non sarebbe in grado di supervisionare il trasferimento della tecnologia necessaria ai siti produttivi italiani o di dotarli delle competenze necessarie per aumentare la produzione”. Moderna non ha voluto commentare l’indiscrezione.
Se dovesse andare in porto quanto emerge dalla ricostruzione del ‘Financial Times’, il nostro Paese potrebbe aumentare la capacità produttiva dei vaccini con tecnologia mRna e soddisfare l’intera Europa. “L’Ue sembra allontanarsi dai vaccini a vettore virale basati sull’adenovirus prodotti da AstraZeneca e Johnson&Johnson – ricorda l’articolo – molti Paesi hanno limitato o vietato l’uso del primo, da quando l’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, ha riconosciuto che potrebbe provocare un effetto collaterale molto raro legato alla coagulazione del sangue; del secondo – prosegue l’analisi – è stata per ora sospesa la distribuzione”, in attesa che l’Fda e l’Ema si pronuncino sugli eventi avversi registrati su sei cittadini statunitensi che hanno avuto episodi trombotici dopo essere stati vaccinati.