In Italia l’influenza e le sue complicanze provocano in media 8.000 decessi l’anno di cui, secondo i dati dell’Ecdc, il 90% sono anziani. “I processi di invecchiamento che coinvolgono il sistema immunitario a partire dai 65 anni di età – spiega Francesco Landi, presidente della Società italiana di gerontologia e geriatria – determinano una riduzione nella capacità di produrre una risposta immunitaria efficiente in risposta all’attacco di agenti patogeni come i virus influenzali”.
Per questo la ricerca scientifica mira a fornire strumenti sempre più innovativi e appropriati per rispondere alle esigenze dei pazienti, anche in ambito vaccinale. In quest’ottica lo scorso maggio l’Agenzia europea dei medicinali ha concesso l’autorizzazione all’utilizzo nei Paesi europei di Fluad Tetra, vaccino quadrivalente adiuvato per la profilassi attiva dell’influenza nei soggetti con età superiore ai 65 anni. Sarà disponibile in Italia a partire dalla prossima campagna vaccinale antinfluenzale 2021/2022.
“Le evidenze cliniche raccolte negli anni – sottolinea Landi – testimoniano l’importanza dell’utilizzo di vaccini adiuvati nel potenziamento della protezione degli over-65. La presenza del componente adiuvante conferisce una serie di benefici aggiuntivi come maggiore immunogenicità, risposta immunitaria più ampia ed estesa nel tempo, protezione crociata verso virus influenzali che possono andare incontro a mutazione durante la stagione influenzale e differire così da quelli inseriti nella composizione vaccinale”.
Importante è anche l’appropriatezza del vaccino. “Esistono tanti vaccini antinfluenzali in rapporto all’età e allo stato di salute del soggetto – sottolinea Roberto Ieraci, infettivologo e referente scientifico per le vaccinazioni Asl Roma 1 e strategie vaccinali della Regione Lazio – Fornendo un’offerta vaccinale equa, facilmente accessibile per la presenza in Italia dei 65mila studi dei medici di medicina generale valorizzata da un approccio personalizzato, si realizza una prevenzione di precisione adeguata ai singoli bisogni del paziente. Quello che è successo l’anno scorso in varie regioni italiane in cui – ricorda Ieraci – si è data a disposizione dei servizi vaccinali dei medici di famiglia un’unica tipologia di vaccino che partiva dai sei mesi fino ai 100 anni è inammissibile, perché va fatto il vaccino antinfluenzale in rapporto all’età e allo stato di salute”.
Covid, infettivologo Ieraci: “Sì a co-somministrazione con vaccino antinfluenzale”