Quello che veramente lascia interdetti, è che ci sono persone in Italia, che sembrano davvero vivere fuori dal mondo. Le stesse che tra un sugo ed un arrosto, piuttosto che fra una chiacchiera al bar o la ‘corsetta’ al parco, continuano ad accanirsi contro chissà chi, gridando al complottismo.
Ma i numeri sono matematica, non si sfugge. Se da una parte quanto fatto fino ad oggi non è bastato, e ci si è ostinati a voler tenere le scuole in presenza (che oggi con le varianti sono diventate serbatoi di contagio per le famiglie), c’è però da puntare il dito anche contro quanti hanno ‘serenamente’ disobbedito alle misure, continuando a fare come meglio credevano. Soprattutto quei giovani, ignoranti e spavaldi i quali, come non avessero famiglie serie alle spalle in grado di ‘tenerli a bada’, hanno continuato ad uscire ed assembrarsi, riportando a casa il virus.
Ecco perché, come dicevamo, i numeri non tradiscono. A confermarlo, i dati appena giunti dal monitoraggio della cabina di regia (composta dall’Iss e dal ministero della Salute), che rivelano come “l’epidemia di coronavirus sia in espansione”, con l’Rt in Italia salito all’1.16 (quando la soglia massima consentita è 1).
Con l’Rt che continua a salire di settimana in settimana, inevitabile la zona rossa
Dunque, se nei giorni di Pasqua – dal 3 al 5 aprile – l’intero Stivale si tingerà di rosso, ma già da lunedì prossimo, è anche perché il report (relativo al periodo dal 17 febbraio al 2 marzo), ha evidenziato che “l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 1,16 (con un intervallo tra 1,02-1,24), in aumento rispetto alla settimana precedente e sopra 1 in tutto il range”. Dunque, si legge nel rapporto “un valore di Rt superiore a 1 indica che l’epidemia è in espansione, con il numero di casi in aumento”. Pertanto, “si continua ad osservare un’importante accelerazione nell’aumento dell’incidenza dei casi di Covid-19, a livello nazionale rispetto alla settimana precedente: 225,64 per 100mila abitanti (1-7 marzo), verso 194,87 per 100mila abitanti (22-28 febbraio)”.
Ed è anche ‘singolare’ il fatto che oggi la cabina di regia abbia in qualche modo ‘alzato’ l’asticella relativa alle soglie massime (per poi precipitare nel ‘rosso’), fissando a 1.25 il valore per l’Rt, e 250 la proporzione per 100mila abitanti.
Sono i posti nelle terapie intensive (oggi sopra la soglia critica), a fa scattare l’allarme
Ovviamente, a monte dell’allarme, e del conseguente ‘stop generalizzato ad ogni attività’, prevale la misura del “tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale” che”, si legge, “è complessivamente in aumento e sopra la soglia critica: 31% verso 26% della scorsa settimana. Complessivamente, il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è in aumento da 2.327 (2 marzo 2021) a 2.756 (9 marzo). Tale tendenza a livello nazionale sottende forti variazioni inter-regionali – osserva il monitoraggio – con alcune Regioni dove il numero assoluto dei ricoverati in area critica e il relativo impatto, uniti all’incidenza, impongono comunque misure restrittive“.
Anche i ricoveri nei reparti ordinari ospedalieri costituisco un motivo di cautela
Ma l’aumento esponenziale negli ospedali italiani non è solo ad appannaggio delle rianimazioni, ma riguarda anche “il numero di persone ricoverate in aree mediche è in aumento, passando da 19.570 (al 2 marzo) a 22.393 (al 9 marzo). Tale tendenza a livello nazionale – spiega ancora il report – sottende forti variazioni inter-regionali, con alcune Regioni dove il numero assoluto dei ricoverati in area critica e il relativo impatto, uniti all’incidenza, impongono comunque misure restrittive“.
Ciò che spaventa di più è il forte aumento dei nuovi casi, non legati alle note catene di trasmissione
Tornando alla premessa iniziale, a rendere ‘pratico’ ed oggettivo’ l’esito di questo ennesimo monitoraggio settimanale, il fatto che “si osserva un forte aumento nel numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione (50.256 contro 41.833 la settimana precedente). Si mantiene stabile la percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti (28,8%). Aumenta, invece, la percentuale di casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (37,8% contro 35,2% la settimana precedente)“. Nello specifico, “il 20,2% dei casi è stato rilevato attraverso attività di screening e nel 13,2% non è stata riportata la ragione dell’accertamento diagnostico”.
Max