Niente distretto dell’intrattenimento, nessuna cubatura aggiuntiva, ponti da ricostruire o stazioni da ristrutturare. Lo stadio della Roma, nelle idee dei Friedkin, dovrebbe sorgere in un’area che non richieda cifre folli per rimettere in sesto le infrastrutture, o addirittura crearle da zero.
Per questo la nuova società, venerdì sera, dopo la seduta del Consiglio di amministrazione del club, ha deciso di abbandonare il progetto di Pallotta, che aveva individuato in Tor Di valle l’area su cui costruire la nuova casa della Roma. Ma non solo: l’ex presidente giallorosso aveva infatti previsto una vera e propria cittadella dello sport, con tanto di negozi e uffici.
Troppi alla luce dell’emergenza sanitaria, così come eccessivo era il peso delle opere pubbliche attorno a cui gravitava l’intero progetto. In più il pignoramento dei terreni di Luca Parnasi, sui quali doveva sorgere lo stadio, avrebbe allungato i tempi già biblici. Così la Roma ha deciso di voltare pagina: addio a Tor Di Valle, con tutto quello che ne consegue, tra cui la possibilità che Parnasi chieda conto al club del cambio di programma.
Ora la società giallorossa cerca nuovi terreni su cui costruire la sua casa. Per questo a breve ci sarà un incontro con la sindaca Virginia raggi. Il club intenzionata a costruire solo lo stadio, accantonando l’idea di affiancargli altre opere. Non sarà facile trovare una zona idonea: da scartare intanto Tor Di Valle e Tor Vergata, quasi impossibile anche il Flaminio, incatenato a troppi vincoli.