Su quello che (senza offesa per chi ne soffre le terribili conseguenze) possiamo ormai definire ‘il mistero di Pulcinella’, oggi la procura egiziana ha dato ‘il colpo di grazia’ ad una vicenda, quella del feroce delitto di Giulio Regeni, nata, consumatasi e quindi dissoltasi, in un clima di odiosa quanto ridicola omertà ‘politica’. E non si tratta di un attestato di ritrosia od antipatia nei confronti dell’Egitto, paese di grandissima cultura, ed animato da moltissime persone perbene e laboriose.
La procura egiziana: “Abbiamo ascoltato 120 testimoni, ma niente…”
Secondo quanto comunicato infatti dai magistrati operati nell’area del Nilo, sebbene siano stati ”ascoltati 120 testimoni, attualmente non esiste una base per procedere con un procedimento penale sull’omicidio, il rapimento e l’omicidio di Giulio Regeni”.
Come dire: lo sfortunato ricercatore italiano è stato ‘rapito’, coercizzato e torturato fin alla morte da uomini interni all’apparato politico-militare del Cairo (è stata addirittura la stanza dove si è consumato il martirio), ma le loro identità, cosi come quelle dei ‘mandanti’, restano sconosciute.
Il pm del Cairo scagiona i quattro 007: “Indagheranno gli investigatori”
Ma non solo. Dopo aver ritirato le accuse a carico di quattro agenti, e di un membro dell’agenzia di sicurezza nazionale, il pubblico ministero ha dato mandato a delle agenzie investigative di continuare a svolgere le indagini, così da poter risalire ai colpevoli!
I pm egiziani: sì Regeni fu seguito “ma ritenuto non ‘dannoso’ il controllo cessò”
Secondo quanto asserito dai pm del Cairo, il comportamento tenuto da Regeni “era stato inizialmente ritenuto “non consono al suo ruolo di ricercatore”, motivo per cui venne “Messo sotto osservazione” ma assicurano, ”senza però violare la sua libertà o la sua vita privata”. Quindi, successivamente, non essendo stato giudicato il suo comportamento “dannoso per la sicurezza generale e, quindi, il controllo è stato interrotto”.
Il procuratore capo egizio: “Regeni ucciso da una gang di rapinatori”
Quanto poi alle responsabilità dirette, attribuite ai cinque uomini degli apparati, la procura egiziana ha affermato che nessuno dei ‘sospettati’ ebbe un ruolo nel sequestro e su quanto seguì. Piuttosto, ancora una volta, è stata ‘rispolverata’ la fantomatica banda criminale di feroci rapinatori. Secondo il procuratore capo infatti, si hanno prove di “una ”banda di criminali che era solita rapinare italiani ed egiziani”. Dalle indagini in loro possesso è infatti provato che la gang in passato si sarebbe più volte resa responsabile di rapine ai danni di egiziani, e di aver rapinato anche lo stesso Regeni. Come si legge in una nota: ”Cinque membri di questa banda hanno rapinato Regeni causando le ferite trovate sul suo corpo e sono stati uccisi in uno scontro a fuoco mentre la polizia li stava arrestando”.
La procura egiziana: non consegneremo le liste con tutti i sospetti controllati
Inoltre, sempre la procura egiziana, ha affermato che non consegnerà agli inquirenti italiani, la lista di tutti gli ‘stranieri’ che furono fermati o controllati al Cairo, nel periodo compreso fra la notte in cui si persero le sue tracce, fino al giorno in cui venne ritrovato il corpo di Regeni. Inoltre, allo stesso modo, non saranno resi pubblici i nominativi di quanti rintracciati all’interno delle 5 stazioni della metropolitana del Cairo, grazie alla geolocalizzazione dei loro telefoni cellulari.
Il 10 dicembre la procura di Roma aveva chiuso le indagini e condannato gli agenti
E dire che, soltanto pochi giorni fa, il 10 dicembre, la procura di Roma aveva invece chiuso le indagini sull’omicidio Regeni, seguendo le linee di indagini condivise con l’Egitto, che hanno portato all’identificazione proprio dei 5 oggi ‘assolti’ dai pm egiziani, nei confronti dei quali, a seconda delle posizioni, è stato loro contratto il 415bis, insieme ai reati di sequestro di persona pluriaggravato, concorso in omicidio aggravato e concorso in lesioni personali aggravate. Solo uno di loro ha potuto godere l’archiviazione.
Gonnella (Antigone): “L’ennesimo depistaggio. E’ un affronto al nostro Paese”
Una decisione, un annuncio, che suona come un pugno nello stomaco. Dal canto suo il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella, ha commentato denunciando che “Siamo di fronte a un ulteriore tentativo di depistaggio da parte delle autorità egiziane sul caso dell’uccisione di Giulio Regeni. Quanto ribadito oggi dalle autorità egiziane è un ulteriore affronto all’Italia”.
Gonnella (Antigone): “Il governo italiano si costituisca parte civile”
Quindi, dopo aver ribadito che “Siamo certi della fermezza della Procura di Roma”, Gonnella ha aggiunto “a questo punto, ancor di più, crediamo sia importante che il governo del nostro paese dia un segnale forte, costituendosi parte civile nel processo che si celebrerà nei tribunali italiani”.
Premesso tra l’altro che i 4 ‘imputati’ si sono resi sin da subito irreperibili, con la cancellazione operata dalla procura egiziana, sarà molto difficile a questi punto pensare di poter vederli ‘alla sbarra’ in un tribunale italiano…
Max