Oscurate in termini di partecipazione popolare, causa coronavirus, la Festa per l’Unità d’Italia, e la ‘drammatica’ ricorrenza della strage delle Fosse Ardeatine, stavolta però il Viminale ha deciso di ‘ammorbidire’ la vigilanza sulle restrizioni, in occasione della Festa della Liberazione.
Attraverso una circolare infatti, dal Gabinetto del ministro dell’Interno (di concerto con l’ufficio del cerimoniale di Stato e per le onorificenze della Presidenza del Consiglio dei ministri), è stata emessa una circolare indirizzata ai prefetti delle città italiane, dove viene spiegato che per l’occasione sarà possibile dare vita alle celebrazioni, come la deposizione delle corone ai piedi delle lapidi, o dei monumenti ai Caduti, alla presenza dell’autorità deponente, e delle associazioni partigiane e combattentistiche.
Ovviamente, sottolinea la circolare, è implicito che per l’occasione vengano rispettate le norme di sicurezza fissate, come il distanziamento interpersonale e, onde evitare ‘assembramenti’, le varie associazioni partecipanti dovranno essere rappresentate da un’unico individuo. Allo stesso modo, non è ammessa la presenza di altre autorità, civili o militari.
Una bellissima iniziativa che onora la sacralità e l’importanza di una ricorrenza che ‘deve’ essere rinnovata ogni anno per l’eternità.
Tuttavia, sempre nell’ambito dei diritti e i doveri che un governo democratico deve garantire ai suoi cittadini – ma lo ribadiamo: per concetto – va ricordata la ‘libertà di culto’ (Art. 17 della Costituzione), ad oggi disattesa e, addirittura, sanzionata al pari di un comportamento ‘illegale’. Per i cristiani, ‘celebrare’ in chiesa i propri cari caduti nella battaglia, avrebbe rappresentato un momento di eguale emozione…
Max