“Nell’onorare la memoria di chi lottò per la libertà, dobbiamo anche ricordarci che noi italiani non fummo tutti brava gente. Dobbiamo ricordare che non scegliere è immorale, significa far morire un’altra volta chi mostrò coraggio davanti agli occupanti e ai loro alleati e sacrificò se stesso per consentirci di vivere in un Paese democratico”. Così il presidente del Consiglio, Mario Draghi, visitando il Museo della Liberazione di via Tasso in occasione della celebrazione del 25 aprile.
“La senatrice Liliana Segre -ha ricordato il premier- ha voluto che la scritta indifferenza fosse messa all’ingresso del Memoriale della Shoah di Milano, per ricordarci che insieme ai partigiani e ai combattenti per libertà vi furono molti che si voltarono dall’altra parte, in cui, come dice lei, è facile, più facile far finta di niente”.
“Il dovere della memoria riguarda tutti, nessuno escluso. Assistiamo oggi, spesso sgomenti, ai segni evidenti di una progressiva perdita della memoria collettiva dei fatti della Resistenza, sui valori della quale si fondano la Repubblica e la nostra Costituzione, e a troppi revisionismi riduttivi, fuorvianti. Ecco perché questa ricorrenza non deve invecchiare, non deve subire l’usura del tempo”, ha detto ancora Draghi sottolineando: “Questo è un luogo simbolo della nostra memoria nazionale. Via Tasso evoca, anche nei ricordi familiari, l’orrore dell’occupazione nazista, la ferocia delle dittature. Nel momento in cui anche i musei riaprono, mi auguro che, con le necessarie precauzioni, molti giovani abbiano l’opportunità di visitare queste stanze, di conoscere le storie di tanti combattenti per la libertà, che qui sono stati torturati, uccisi; di capire fino in fondo il senso del loro sacrificio. E di comprendere che senza il loro coraggio oggi non avremmo le libertà e i diritti di cui godiamo, libertà e diritti che non sono conquistati per sempre e non sono barattabili con nulla. Sono più fragili di quanto non si pensi”.
”E’ nella ricostruzione del presente, di un presente in cui il ricordo serve a dirci quel che non vogliamo ripetere, che avviene la riconciliazione. E’ la ricostruzione basata sulla fratellanza, sulla solidarietà, sull’amore, sulla giustizia, che porta alla riconciliazione”, ha affermato poi il premier aggiungendo: “Constatiamo con preoccupazione l’appannarsi dei confini che la storia ha tracciato tra democrazie e regimi autoritari, qualche volta persino tra vittime e carnefici. Vediamo crescere il fascino perverso di autocrati e persecutori delle libertà civili, soprattutto quando si tratta di alimentare pregiudizi contro le minoranze etniche e religiose”.
“Il linguaggio d’odio, che sfocia spesso nel razzismo e nell’antisemitismo, contiene sempre i germi di potenziali azioni violente. Non va tollerato, è una malapianta, che genera consenso per chi calpesta libertà e diritti, quando fosse un vendicatore di torti subiti. Ma diffonde soprattutto il veleno dell’indifferenza e dell’apatia”, ha quindi detto.