(Adnkronos) – Nati insieme, operati insieme. A Fabio e Luca, gemelli 35enni della provincia di Venezia, campioni di powerchair hokey, è stato impiantato all’ospedale ‘Carlo Poma’ di Mantova un defibrillatore contro il rischio di morte improvvisa per arresto cardiaco, associato alla distrofia muscolare di cui soffrono. Dopo un periodo di riabilitazione “torneremo presto alla nostra squadra” a Padova, assicurano i due fratelli.
“Io gioco nel ruolo di portiere, Luca è difensore – racconta Fabio che nel 2016 ha vinto una medaglia d’argento ai campionati europei e nel 2018 un oro a quelli mondiali – Questo sport paralimpico si pratica in carrozzina ed è nato soprattutto per le persone con malattie neuromuscolari, ma è adattabile a tutte le disabilità. Con la formazione di Padova abbiamo collezionato uno scudetto, due coppe Italia e una supercoppa. Siamo forti. A settembre si torna in campo”, promettono.
“La famiglia si è rivolta a noi perché in questo ambito il Poma è oggi un punto di riferimento per le casistiche più complesse e delicate, per i malati più fragili”, spiega il direttore della Chirurgia toracica dell’ospedale, Andrea Droghetti, che negli ultimi anni ha sviluppato a Mantova trattamenti chirurgici mini-invasivi ultraspecializzati per lo scompenso cardiaco la prevenzione di morte improvvisa. Lo specialista ha ideato una nuova tecnica di impianto, modificandola in modo decisivo rispetto alla sua versione originaria e riducendone l’invasività, sottolineano dall’Asst mantovana. Si tratta di una procedura d’impianto sottocutaneo di defibrillatore che sta facendo il giro del mondo – si legge in una nota – grazie all’impegno del medico nella stesura di articoli scientifici e nella formazione dei colleghi di altri centri.
Ogni anno – ricorda l’azienda socio sanitaria territoriale di Mantova – circa 50mila persone in Italia e oltre 350mila in Europa vengono colpite da arresto cardiaco improvviso: un’aritmia maligna che può avere esito letale se non si interviene con tempestività. Questa patologia colpisce anche i giovani, spesso durante lo svolgimento di attività sportive. L’evoluzione tecnologica ha portato alla disponibilità di defibrillatori sottocutanei impiantabili nella parete del torace, con il grande vantaggio di non entrare nel cuore, pur controllandolo perfettamente a distanza, in modo meno invasivo, ma altrettanto sicuro. Durante l’intervento il paziente è sveglio, senza più necessità di anestesia generale, in regime di Day hospital o ambulatoriale.
Con Droghetti, all’intervento sui Fabio e Luca ha partecipato la cardiologa Patrizia Pepi, responsabile dell’Elettrofisiologia del Poma. I due pazienti ringraziano i sanitari: “Abbiamo trovato grande professionalità, disponibilità e gentilezza durante tutto il percorso – evidenziano – Stiamo bene, miglioriamo di giorno in giorno. Ora trascorreremo una settimana in una clinica di Trento che tratta malattie neuromuscolari”.
Un periodo di fisioterapia e riposo, poi il ritorno a casa. Sempre insieme, rimarca Fabio parlando anche a nome del fratello. Da bravi gemelli si definiscono una cosa sola in tutto: “Stesso sport, ma anche stessi studi, da periti informatici. Ora ci occupiamo di grafica pubblicitaria. Siamo affiatati, ci facciamo compagnia”. Anche in ospedale.