Non lha proprio digerita lintervista che Napolitano ha rilasciato a Repubblica, ed oggi Matteo Salvini ha twittato: “Napolitano non dovrebbe essere intervistato, pagato e scortato, dovrebbe essere processato”. In particolare, il presidente emerito spiegava che, nel 2011, “il protagonista dell’intervento in Libia fu fondamentalmente l’Onu. Non ci fu una decisione italiana a sé stante. La consultazione informale di emergenza si tenne in coincidenza con la celebrazione al Teatro dell’Opera dei 150 anni dell’Unità d’Italia. A quella consultazione io fui correttamente associato. Il Presidente della Repubblica è presidente del Consiglio supremo di Difesa, e in posizione di autorità costituzionale verso le Forze Armate- spiega ancora Napolitano – aveva titolo per esprimersi su una questione così importante. Dire che il governo fosse contrario e che cedette alle pressioni del Capo dello Stato in asse con Sarkozy, non corrisponde alla realtà. In quella sede informale aggiunge l’ex Capo dello Stato – potemmo tutti renderci conto della riluttanza del presidente Berlusconi a partecipare all’intervento Onu in Libia. Il presidente Berlusconi ha di recente ricordato il suo travaglio che quasi lo spingeva a dare le dimissioni in dissenso da una decisione che peraltro spettava al governo, sia pure con il consenso della Presidenza della Repubblica. Che egli abbia evitato quel gesto per non innescare una crisi istituzionale al vertice del nostro Paese, fu certamente un atto di responsabilità da riconoscergli ancora oggi. Però, ripeto, non poteva che decidere il governo in armonia con il Parlamento, che approvò con schiacciante maggioranza due risoluzioni gemelle alla Camera e al Senato, con l’adesione anche dell’allora opposizione di centrosinistra. La legittimazione di quella scelta da parte italiana fu dunque massima al livello internazionale e nazionale. Ancor oggi – conclude lex Presidente – è troppo facile giudicare sommariamente un errore l’intervento Onu in Libia. Quale fosse l’alternativa all’intervento sulla base della Carta delle Nazioni Unite, nessuno è in grado di indicarlo seriamente. A mio avviso, come qualche anno fa ho detto insieme con altri in Senato, l’errore veramente grave fu non dare, in quanto comunità internazionale, nessun contributo politico, di institution building, economico alla conclusione dell’operazione militare. Ci fu quasi un tirarsi fuori, e fu ciò che provocò il caos degli anni successivi”.
M.