‘ORA BASTA. DECIDIAMO NOI’, DOMANI IN 70 PIAZZE ITALIANE VA IN SCENA LA PROTESTA: STUDENTI ED INSEGNANTI CONTRO LA ‘BUONA SCUOLA’, ED IL REFERENDUM

“La riforma approvata nel luglio 2015 è solo il primo attacco sferrato dal governo Renzi contro la democrazia”, così Francesca Picci, coordinatrice nazionale dell’Unione degli Studenti che organizza e promuove la manifestazione di domani che, al grido di “Ora basta. Decidiamo noi”, vedrà gli studenti scendere nelle piazze di 70 città italiane, per manifestare contro la ’Buona Scuola’, ma non solo. “L’ultimo tassello di questo attacco è il referendum costituzionale – aggiunge Picci – con cui il governo sta tentando di realizzare un accentramento di potere. Noi vogliamo difendere la sovranità popolare e la tutela della democrazia può partire solo dalle scuole”. Ovviamente, la prima motivazione è sempre il ’No’ degli studenti alla ’Buona Scuola’. Come sottolineano tutti: dai comitati di valutazione all’alternanza scuola-lavoro, per l’Unione degli Studenti nella riforma non c’ è nulla che funzioni. Ma quella di domani sarà soltanto la prima mobilitazione: in programma spicca anche quella indetta per il prossimo 29 ottobre, giorno dell’apertura ufficiale della campagna elettorale sul referendum costituzionale. “I comitati di valutazione sono diventati uno strumento nelle mani dei presidi per esercitare il loro autoritarismo e la competizione tra i docenti – afferma la coordinatrice – e in tutto questo noi studenti ci siamo ritrovati in mezzo, completamente strumentalizzati. Di per sé l’alternanza scuola-lavoropotrebbe essere davvero innovativa – spiega la Picci – ma purtroppoè stata intesa come mero sfruttamento, per prestare lavoro gratuito nelle aziende. Servono codici etici per le aziende che seguono questi percorsi, in quanto durante quest’anno si sono verificati casi di alternanza con aziende che inquinano i territori o con aziende indagate per infiltrazioni mafiose”. Dal canto suo, il sindacato degli studenti ha comunque preso una posizione netta nei confronti delle riforme costituzionali e del referendum del prossimo 4 dicembre e, ribadisce attraverso il suo sito: nell’ottica di un’idea di stretta “continuità tra democrazia, istruzione e Costituzione. Il governo ci accusa di essere conservatori per il nostro ’No’ al referendum. Noi pensiamo che la Costituzione vada cambiata, ad esempio i Patti Lateranensi riconosciuti dall’articolo 7 che prevedono l’esclusivo insegnamento nelle scuole della religione cattolica –  dice Picci – ma non possiamo condividere né l’accentramento di potere nelle mani dell’esecutivo, né i metodi demagogici usati dal premier per promuovere la riforma”. La novità della contestazione alla ‘Buona scuola’, prima volta assoluta, è data nel vedere studenti e insegnanti schierati dalla stessa parte della barricata: “Stiamo collaborando con i docenti all’interno delle scuole. Molti insegnanti si sono espressi a favore di questa manifestazione e scenderanno in piazza con noi domani per protestare”. In piazza, al fianco degli studenti, anche Link coordinamento Universitario: “Saremo in piazza perché pensiamo che l’università e la democrazia debbano essere per tutti – racconta all’Adnkronos il coordinatore del movimento universitario, Andrea Torti – questa battaglia passa per il referendum, ma soprattutto contestiamo il crollo degli investimenti: lo ’Student Act’ con i suoi tagli pregiudica infatti il diritto allo studio. Stiamo svolgendo proprio su questo tema una raccolta firme per una legge di iniziativa popolare – aggiunge Torti – e scenderemo di nuovo in piazza nei prossimi mesi contro la riforma costituzionale. Anche noi crediamo che tra le due riforme ci sia un legame imprescindibile”.

M.