Oggi prodursi in un impresa, nel nostro Paese è quasi eroico. Inefficienza, burocrazia, lentezza, vedono infatti lItalia al 45° posto tra i 189 Paesi del mondo. Fra i numerosi record in negativo che caratterizzano leconomia fiscale, lItalia è sicuramente al primo posto fra i Paesi più massacrati dalle tasse. Basti pensare che è stato calcolato che, nel 2016, gli italianipagano 28 miliardi in più di tasse rispetto alla media dei cittadini dellEurozona. Questo in virtù ai 461 euro di maggiori imposte pro capite. Per le imprese il gap fiscale Italia/Europa è ancora più ampio: il total tax rate, cioè la somma di tutte le imposte e tasse pagate dall’impresa al lordo dei profitti, è pari al 64,8%, il più alto nellUe, superiore a quello della Francia (62,7%) ed Austria (51,7%) e più che doppio rispetto a quello di Slovenia (31,0%) e Svizzera (28,8%). E’ quanto emerge da una rilevazione Ufficio studi di Confartigianato diffusa in occasione dell’Assemblea annuale. A patire maggiormente sono le piccole imprese (aventi meno di 20 addetti), costretti a pagare unaliquota fiscale complessiva su Ires ed Irap del 32,8%, superiore di 5,2 punti rispetto al 27,6% delle imprese di medio-grande dimensione, con 50 addetti ed oltre. A peggiorare la situazione, linsostenibile pressione fiscale è stata accompagnata dal prelievo a livello locale: tra il 2011 e il 2015 le imposte dirette e indirette di tutte le Amministrazioni pubbliche sono aumentate del 6%, trainate dallincremento del 27,2% (+14,8 miliardi di euro) dei 5 principali tributi locali cioè Irap, Addizionali Irpef, Imu e Tasi. Di suo, a trasformare in un inferno ogni proposito commerciale, la farraginosa burocrazia che, oltretutto, rende complicato pagare le tasse! Basti pensare che ogni impresa italiana spreca in adempimenti fiscali 269 ore allanno,92 ore in più delle 177 ore della media Ocse e superiori alle 218 ore in Germania, alle 158 ore in Spagna, alle 137 ore in Francia e alle 110 ore nel Regno Unito. Tra i numeri che alterano in negativo la competitività delle imprese, il cuneo fiscale sul costo del lavoro dipendente, pari al 49%, di 13,1 punti superiore al 35,9% della media Ocse ed il quinto più alto dopo Belgio, Austria, Germania ed Ungheria.
M.