La legge elettorale è suscettibile di immediata applicazione, dunque finalmente gli 11 giudici, riuniti ieri e oggi in camera di consiglio al palazzo della Consulta, si sono pronunciati sulle questioni di legittimità costituzionale sollevate da cinque diversi Tribunali ordinari: Messina, Torino, Perugia, Trieste e Genova. Nello specifico: no al ballottaggio, sì al premio di maggioranza. In sostanza sono queste le decisioni della Corte Costituzionale a proposito della legittimità della legge elettoraleItalicum. “La Corte ha spiegato la Consulta attraverso una nota – ha respinto le eccezioni di inammissibilità proposte dallAvvocatura generale dello Stato. Ha inoltre ritenuto inammissibile la richiesta delle parti di sollevare di fronte a se stessa la questione sulla costituzionalità del procedimento di formazione della legge elettorale, ed è quindi passata allesame delle singole questioni sollevate dai giudici”. Nel merito, si legge ancora, la Corte “ha rigettato la questione di costituzionalità relativa alla previsione del premio di maggioranza al primo turno e ha invece accolto le questioni relative al turno di ballottaggio, dichiarando lillegittimità costituzionale delle disposizioni che lo prevedono. Inoltre, ha accolto la questione relativa alla disposizione che consentiva al capolista eletto in più collegi di scegliere a sua discrezione il proprio collegio delezione. A seguito di questa dichiarazione di incostituzionalità, sopravvive comunque, allo stato, il criterio residuale del sorteggio”. Infine, ha dichiarato “inammissibili o non fondate tutte le altre questioni”. Diverse le reazioni alla decisone della Corte, da parte degli esponenti politici. “Il Pd propone il Mattarellum. Poi, se il Parlamento non dovesse ritrovarsi sul Mattarellum, per andare a votare si possono utilizzare le leggi uscite dalla Consulta”, ha dichiarato il capogruppo Pd alla Camera, Ettore Rosato. “Fumata bianca della Consulta. Habemus Legalicum! Ora c’è una legge elettorale costituzionale e pronta all’uso per il voto subito”, esulta dal suo blog Beppe Grillo, che sottolinea “nella sentenza è specificato che: ’la legge elettorale è suscettibile di immediata applicazione’. Non ci sono più scuse. Ci presenteremo agli elettori come sempre senza fare alleanze con nessuno. L’alternativa sono gli stessi partiti che hanno distrutto l’Italia”. Stessi concetti espressi anche da Matteo Salvini che, ai microfoni di SkyTg24 ribadisce che con qualunque legge elettorale bisogna andare ’’subito alle elezioni”. Ed il leader del Carroccio guarda già al dopo Pasqua: “il 23 aprile sarebbe un bellissimo giorno per votare”. Dal canto suo Renato Brunetta osserva che “per la totale divergenza tra il sistema elettorale della Camera rispetto a quello del Senato, serve un passaggio parlamentare molto impegnativo per ottemperare anche al monito del Presidente della Repubblica per due sistemi elettorali omogenei e coerenti che assicurino la governabilità. Una volta esperito tale passaggio, si potrà andare alle elezioni. Quindi aggiunge il presidente dei deputati FI – bisogna aspettare le motivazioni”. Lagenzie di stampa Adnkronos ha interpellato in merito alla decisione della Corte, Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale, che ha spiegato come , con “la dichiarazione di illegittimità di alcune parti dell’Italicum”, restano valide le indicazioni del presidente della Repubblica, di “rendere omogenee le leggi per Camera e Senato, perché questa è una cosa che la Corte non può fare, ora tocca al Parlamento. Nel merito delle decisioni – sottolinea il giurista – sono state accolte le questioni che riguardavano il ballottaggio, e quindi ora si voterebbe a turno unico. Sarà interessante conoscere le motivazioni, perché ritengo che non sia esclusa in assoluto la possibilità di introdurre un ballottaggio, ma probabilmente, se venisse introdotto, sarebbe ritenuta illegittima la modalità. Il sorteggio? Era già previsto dalla legge nel caso che il candidato eletto non scegliesse il collegio – ricorda Mirabelli – Bocciata l’opzione di scelta resta vivo il sorteggio, per evitare che l’eletto scelga chi gli subentrerà negli altri collegi”.