Lascia interdetti la relazione letta oggi da Sir John Chilcot, a capo della commissione di inchiesta che per 7 anni (e 10 milioni di euro spesi) ha indagato sulle ragioni della guerra ai danni di Saddam Hussein. Ebbene, spiega minuziosamente il rapporto finale: il Regno Unito non esaurì tutte le possibili opzioni pacifiche prima di decidere di unirsi nel 2003 agli Stati Uniti nell’invasione dell’Iraq. Unaccusa pesantissima, quella che pesa sullallora premier Tony Blair, che allepoca ritenne le informazioni dellintelligence (sulla certezza del possesso di armi di distruzione di massa da parte del ras iracheno), “conuna certezza che non era giustificata”. Oltretutto, sottolinea ancora il rapporto Chilcot, i piani per il dopoguerra furono “completamente inadeguati” alla situazione. “Il rapporto dovrebbe mettere a tacere le accuse di cattiva fede, menzogne o inganni. Sia che la gente sia d’accordo o in disaccordo con la mia decisione di intraprendere un’azione militare contro Saddam Hussein,lo feci in buona fedee in quello che credevo essere il migliore interesse del Paese”, ha immediatamente replicato uno sconcertato Balir, a quello che lautorevole quotidiano The Guardian ha definito una critica devastante”. Dal canto suo John Chilcot, che ha guidato la commissione d’inchiesta, la decisione di invadere uno stato sovrano per la prima volta dalla Seconda Guerra Mondiale soprattutto prima che venissero valiate tutte le opzioni pacifiche per il disarmo” – fu della “massima gravità”. Secondo Chilcot, visto che l’azione militare non era “l’ultima risorsa possibile”, fu proprio il convincimento di Blair ad avere un enorme peso nellalleanza con gli usa nellinvasione dellIraq. I 12 volumi di cui consta il rapporto, che spiegano la non certezza che Saddam disponesse di armi di distruzione di massa (e la mancata pianificazione delle disastrose conseguenze della guerra), furono presentati dal premier alla Camera dei Comuni nel settembre del 2002, ma l’allora governo laburista spiega Chilcot – non riuscì a prevederne le conclusioni. Tutto questo, ha concluso il presidente della Commissione, costò almeno 150mila morti – molti dei quali civili – e “oltre un milione di sfollati: ilpopolo iracheno soffrì enormemente”.
M.