“La determinazione regionale di distinguere la fecondazione omologa da quella eterologa, finanziando la prima e ponendo a carico degli assistiti la seconda, non risulta giustificata e, nell’incidere irragionevolmente sull’esercizio del diritto riconosciuto dalla sentenza n. 162 del 10 giugno 2014 della Corte Costituzionale, realizza una disparità di trattamento lesivo del diritto alla salute delle coppie affette da sterilità o da infertilità assolute”. E quanto spiega, in una nota, il Consiglio di Stato in merito allasentenza in cui respinge il ricorso della Lombardia contro la precedente e simile decisione del Tar lombardo in tema di fecondazione assistita. Come specificano i giudici di palazzo Spada, “la circostanza che determinate prestazioni sanitarie non siano state inserite nei livelli essenziali di assistenza, pur rappresentando un limite fissato alle Regioni e connesso alla salute intesa quale diritto finanziariamente condizionato, non può costituire ragione sufficiente, in sé sola, a negare del tutto prestazioni essenziali per la salute degli assistiti, né può incidere sul nucleo irriducibile ed essenziale del diritto alla salute, poiché lingiustificato diverso trattamento delle coppie affette da una patologia, in base alla capacità economica delle stesse, ’assurge intollerabilmente a requisito dellesercizio di un diritto fondamentale’”. “Questa sentenza dà un’indicazione di principio, più che operativa, e fra l’altro al momento attuale non possiamo far altro che aspettare l’entrata in vigore dei nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea) nazionali. Ma è davvero molto chiara: è una disparità di trattamento ingiustificata e discriminatoria far pagare un prezzo diverso alle coppie che necessitano di fecondazione omologa ed eterologa”. Osserva l’avvocato Massimo Clara, dell’associazione Sos infertilità, spiegando allagenzia di stampa Adnkronos Salute la sentenza del Consiglio di Stato. A ricorrere al Tar lombardo era stata l’associazione Sos infertilità, lamentando a ragione – che la Regione aveva fissato la tariffa a carico degli utenti per la fecondazione eterologa tra i 1.500 e i 4.000 euro, in base alla complessità dell’intervento. L’Associazione ha inoltre lamentato la disparità di trattamento prodotta da tali delibere tra le coppie che, in base alle indicazioni terapeutiche, intendono ricorrere alla fecondazione omologa e quelle coppie che hanno bisogno dell’eterologa. Con la sentenza 2271 del 2015, il Tribunale amministrativo ha accolto in parte il ricorso della associazione, ravvisando il vizio di eccesso di potere per disparità di trattamento tra le coppie. Da qui il ricorso della Lombardia al Consiglio di Stato. La Lombardia, fra le altre cose, si è appellata al fatto che al di fuori dei Lea e dunque anche per le tecniche di Pma, le Regioni possono erogare ulteriori servizi e prestazioni, ma con oneri a carico del proprio bilancio, sicché rientra nella insindacabile discrezionalità della Regione valutare se erogare le relative prestazioni a carico del proprio bilancio. Inoltre, l’eterologa si sarebbe affermata come ’tecnica percorribile’ solo in seguito alla sentenza della Corte Costituzionale del 2014, dopo che vi è stata la regolazione della fecondazione omologa, anche sotto i profili economici. “E’ ingiustificato consentire l’omologa al costo del ticket e imporre per l’eterologa il pagamento di migliaia di euro aggiunge ancora lavv. Clara – Si tratta peraltro di una patologia simile, se non più grave (infertilità assoluta) nel caso delle coppie che necessitano di donazione di gameti. Sono oltre due anni che questa prestazione deve essere inserita nei Lea”, di cui si attende il decreto a breve “e questo non è avvenuto”. Intanto, fa notare l’avvocato, “mattone su mattone la legge 40/2004 sulla Pma è stata scardinata”.
M.