Il governo italiano continuerà a implementare riforme strutturali e una politica di bilancio a sostegno della crescita e della riduzione del debito pubblico”, ne è convinta l’agenzia di rating Standard & Poor’s, motivando così la decisione di confermare il rating dell’Italia, con outlook stabile, dopo aver espresso il suo sì al referendum costituzionale, che “può portare benefici alla stabilità e all’efficacia del governo”. Di contro, S&P non vede di buon occhio il no, che “non comporta effetti significativi sul merito di credito dell’Italia, a meno che non porti a uno stop alle riforme strutturali. Inoltre l’agenzia tiene anche a sottolineare come una politica fiscale meno rigida, come quella evidenziata nella manovra per il 2017, dovrebbe sostenere i consumi – che rappresentano quasi l’80% del Pil italiano – grazie a misure come lo sblocco delle retribuzioni nel settore pubblico, il sostegno a famiglie e pensionati a basso reddito e a una maggiore flessibilità nel settore previdenziale. S&P ’promuove’ anche misure come il ’superammortamento’ o il taglio dell’Ires, ma soprattutto sostiene l’ipotesi di un intervento pubblico sul fronte delle sofferenze bancarie. Quanto agli obiettivi della manovra 2017, per S&P rappresentano un ulteriore rinvio nel consolidamento di bilancio, anche segli obiettivi per il 2016 e il 2017 vengono giudicati raggiungibili. Diverso il discorso per il 2018 e il 2019: per S&P è “improbabile che il governo raggiunga gli obiettivi di deficit a -1,2% e -0,2% del Pil” viste le vulnerabilità legate ai costi di finanziamento. Dunque, ancora una volta, dallestero vedono e prevedono (in parte anche sensibilizzando gli elettori), rispetto alle nostre questioni interne