Nel presentare ledizione 2017 del Libro dei fatti, edito dallagenzia di stampa Adnkronos, il ministro Minniti scrive: “L’Italia in questi anni ha fatto un grandissimo sforzo , di cui il mondo ci è grato, e di recente si è assunta anche la responsabilità di fare da apripista promuovendo un gruppo di contatto fra i Paesi impegnati sul fronte dell’immigrazione sia in Europa che in Nord Africa, in condivisione con l’Ue. Affrontare insieme le sfide dei grandi flussi migratori spiega il ministro dellInterno – riveste infatti una rilevanza strategica tenendo ben presenti due direttrici: il controllo dei flussi agendo su entrambe le sponde del Mediterraneo e favorendo l’inclusione sociale. L’Africa è lo specchio dell’Europa, per questa ragione è necessario uno sforzo comune in una sfida che si gioca anche fuori dai confini nazionali consolidando le democrazia nascenti, raffreddando i conflitti e favorendo il più possibile la cooperazione internazionale. E’ da considerare fuorviante, dal punto di vista analitico, l’equazione tra immigrazione e terrorismo scrive ancora il ministro – L’immigrazione rappresenta una questione cruciale nella storia del mondo che non può essere ristretta in orizzonti temporali particolarmente brevi: ci siamo misurati con questo fenomeno in passato e probabilmente dovremo farlo in futuro. Un tema di questa portata ,non può essere né subito, né inseguito, ma va governato tenendo conto dei diritti di chi fugge dalle guerre, dalle carestie, ma anche del sentimento del nostro popolo. Perché quando si parla di accoglienza si deve tenere ben presente che questa ha un limite ben preciso nella capacità di integrazione. Se non c’è un rapporto diretto tra immigrazione e terrorismo, c’è, invece, una stretta connessione tra terrorismo e mancata integrazione. Da Charlie Hebdo in poi la storia di questi ultimi due anni in Europa ne è la più evidente dimostrazione. Negli ultimi decenni lo scenario internazionale è profondamente cambiato a causa dei numerosi mutamenti sociali, economici, politici e tecnologici che si sono succeduti. Da un punto di vista geopolitico si è assistito al passaggio da un mondo fortemente caratterizzato da due blocchi contrapposti ad un assetto multipolare o meglio apolare, privo cioè di chiari punti di riferimento e schieramenti predefiniti. Un fenomeno per certi versi nuovo con cui lEuropa, il Mediterraneo e lintero pianeta devono confrontarsi. In campo spiega dice il titolare del Viminale- ci sono la questione siriana, quella irachena, ma anche problematiche legate a Paesi come la Libia, il Niger (regione chiave per quanto concerne il traffico di esseri umani). Questioni complesse e di grande portata, strettamente interconnesse ai fenomeni migratori e alle problematiche inerenti la sicurezza del Paese, soprattutto dal punto di vista della temibile minaccia del terrorismo di matrice jihadista che ha lobiettivo di indebolire le grandi democrazie attraverso la sindrome della paura. Crisi siriana, terrorismo, immigrazione, sono temi che spesso vengono affrontati come conseguenze luno dellaltro anche se si tratta di questioni indipendenti, ma riconducibili a due radici: lidea che le democrazie potessero essere esportate con la forza e lo scacco delle primavere arabe. In entrambi i casi le grandi democrazie occidentali hanno giocato un ruolo importante con un bilancio tuttavia deficitario. Lerrore è stato il mancato investimento sulle realtà arabe che sono state lasciate in gran parte sole. Oggi, dunque, deve aprirsi una riflessione nuova, di lungo periodo; una strategia solida, lungimirante e coesa, costruita insieme ai Paesi arabi, in grado di far fronte sia ai fenomeni migratori che alle organizzazioni terroristiche che si muovono velocemente ed in maniera strutturata”.
M.