In Italia “l’economia è ripartita ma la risalita è modesta e deludente” e dunque, per “tornare a un Paese autorevole, urge lavorare sulla crescita, le riforme e la produttività. Non ha dubbi Vincenzo Boccia, neo presidente di Confindustria, indirizzando il suo pensiero al governo ed ai sindacati ai quali, una parte chiede “politiche di qualità e non favori”; dall’altra mostra disponibilità al dialogo ma chiarisce che lo scambio fra salari e produttività “è l’unica strada percorribile”. Dunque, in tal contesto, lunico comune denominatore sono le riforme. Quelle economiche e anche quella costituzionale, con “il superamento del bicameralismo”, obiettivo dal 2010 indicato da Confindustria, ormai “a portata di mano”. Quindi Boccia ha affrontato il tema del Pil: “La nostra economia è senza dubbio ripartita. Ma non è ancora ’ripresa’. E’ una risalita modesta, deludente, che non ci riporterà in tempi brevi ai livelli pre recessione. Le conseguenza della doppia caduta della domanda e delle attività produttive sono ancora molto profonde”. E sono proprio gli imprenditori a dover farsi carico di questa situazione: “per risalire la china -dobbiamo attrezzarci al nuovo paradigma economico spiega il presidente di Viale dellAstronomia – Noi imprenditori dobbiamo costruire un capitalismo moderno fatto di mercato, di apertura ai capitali e di investimenti nell’industria del futuro”. Un percorso obbligato quello delle riforme, per far sì che il nostro torni ad essere un Paese autorevole. In un’Europa che “sembra scricchiolare, molte e complesse sono le azioni da intraprendere” e, evidenzia, “in questo processo l’Italia deve poter giocare un ruolo all’altezza della sua storia e dell’Europa che sogniamo”. Molti i temi affrontati da Boccia, in primnis il referendum: “Confindustria si batte fin dal 2010 per superare il bicameralismo perfetto e riformare il titolo V della Costituzione. Constatiamo con soddisfazione che oggi vediamo che questo traguardo è a portata di mano. La nostra posizione e le conseguenti azioni sul referendum verranno decise nel Consiglio generale convocato per il 23 giugno”, del resto, una democrazia moderna prevede che chi si oppone a una riforma, a un governo o a una misura avanzi proposte alternative subito praticabili e non usi l’opposizione solo per temporeggiare”. Quindi i conti pubblici: “Servono manovre di qualità. Politiche a saldo zero ma non a costo zero. E questo senza creare nuovo deficit perché con il debito non si costruisce una crescita duratura. In generale, nella gestione del bilancio pubblico, non chiediamo scambi né favori, ma politiche per migliorare i fattori di competitività. Sul fronte del fisco, occorre “Spostare il carico fiscale, alleggerendo quello sul lavoro e imprese e aumentando quello sulle cose”. E Boccia qui invoca l’intervento di ridimensionamento delle aliquote fiscali “con la revisione delle tax expenditure e la diminuzione dell’evasione. La competizione tra paesi si gioca anche sul fisco”, ammonisce ancora. Per questo va bene la riduzione Ires al 24% dal 2017 che però “non basta. Ricordiamo che l’Italia ha la non invidiabile anomalia dell’elevata imposizione locale sui fattori di produzione. Un’imposizione che da noi, al contrario degli altri paesi, è deducibile solo in minima parte”. Infine, il presidente di Confindustria, si rivolge ai sindacati ed alla questione dei contratti attraverso uno scambio salari-produttività, “l’unica strada praticabile”. E rivolgendosi ai leader di Cgil Cisl e Uil, Boccia fissa il prossimo appuntamento per l’avvio di una trattativa attesa da tempo: “A malincuore abbiamo accettato la decisione dei sindacati di arrestare questo processo per dare precedenza ai rinnovi dei contratti collettivi nel quadro delle vecchie regole, lasciando così ai singoli settori il gravoso compito di provare a inserire elementi di innovazione. Adesso non si può interferire con i rinnovi aperti”.
M.