Roma Multiservizi è un colosso nella Capitale e, negli anni, attraverso un intricato dedalo di appalti e cooperative gravitanti nella sua orbita, ha coinvolto un esercito di dipendenti. Ma il grosso della sua attività è stato sempre legato allo stato di salute delle partecipate ed oggi, con una crisi che non risparmia niente e nessuno, anche la Multiservizi si è trovata in grado di dover procede agli esuberi. Ciò che impressiona in una fase di difficoltà occupazionale è che linziale procedura di mobilità annunciata, rischia di rivelarsi molto più dolorosa di quanto prospettato inizialmente. Questo è quanto spiega una lettera con cui Rossana Trenti, amministratore delegato di Roma Multiservizi, rende lumi ai chiarimenti chiesti dal dg di Ama, Stefano Bina (che lha poi resa pubblica termine della commissione Trasparenza di Roma Capitale convocata dal presidente Marco Palumbo). Dunque altro che 30 o 40 esuberi, entro il prossimo 31 dicembre, “lulteriore riduzione” di organico coinvolgerebbe addirittura 398 dipendenti. Come ben spiega infatti lamministratrice nella lettera, “L’organico aziendale al 31 dicembre 2016 vedeva una forza lavoro di 4.188 unità, composta da 66 impiegati e 4.122 operai, mentre l’organico aziendale al 31 agosto 2017 è passato a 3.759 addetti, composto da 66 impiegati e 3.693 operai (-10,24%). La cessazione progressiva prevista entro il mese di dicembre 2017 della commessa Atac comporterà un’ulteriore riduzione di addetti, la specifica procedura di mobilità interessa 398 addetti. In merito poi a calo del fatturato e dei ricavi, fra le cause la Trenti indica la cessazione nel 2017 delle principali commesse, individuate nel contratto di subappalto convenzione Consip scuole Stato, per un valore all’anno di 15 milioni, e la commessa Atac per un valore annuale di 20 milioni. Nel prossimo anno è in scadenza la commessa global service scuole di Roma Capitale, fissata al 31 luglio 2018, per un valore per anno scolastico di 40,5 milioni”. Oltretutto, aggiunge, il tutto “unito alla generale crisi economica e del settore, nonché da ultimo alle scarse prospettive di ripresa nel medio-lungo periodo, ha reso imprescindibile l’esigenza di riorganizzazione del personale di sede nell’ottica sia di risparmio di costi che di una razionalizzazione delle risorse ivi impiegate – spiega Trenti – che fosse più coerente alle effettive esigenze aziendali e volta ad un recupero di margini di produttività”. Quindi, si legge a conclusione della lettera, “la procedura di licenziamento collettivo attivata, oltre ad essere conforme al dettato normativo” rappresenta “un atto dovuto nell’ottica di una corretta e sana gestione dell’azienda, alla luce delle attuali condizioni economiche ed organizzative”.
M.