“Ci sono 293 beni immobili di valore culturale crollati o gravemente danneggiati nel raggio di 20 km dall’epicentro del terremoto tra Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo: dal Museo Civico alla Chiesa di Sant’Agostino e alla Basilica di San Francesco di Amatrice, dalla trecentesca Chiesa di Santa Croce di Arquata del Tronto all’Eremo della Madonna della Stella a Poggiodomo (Pg). E il ministro per i Beni Culturali, Dario Franceschini, nel corso di una conferenza stampa al Collegio Romano, ha tracciare il bilancio sul patrimonio artistico e culturale danneggiato dal sisma. Soprattutto, sulle misure già in atto per preservarlo in vista di ricostruzioni e restauri. “Ma il numero è destinato ad aumentare -ha detto il segretario Generale del Mibact, Antonia Pasqua Recchia- perché, come si sa, l’azione del sisma si espande lungo le falde e non in un cerchio geometrico intorno all’epicentro”. Come ha tenuto a sottolineare ha spiegato il Generale del Comando carabinieri TPC, Fabrizio Parrulli: “50 di questi siti sono già stati oggetto di un primo sopralluogo da parte dei carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale e sono in gran parte crollati. Già nelle ore immediatamente successive al terremoto, grazie alla direttiva del 25 aprile 2015 per le emergenze in caso di calamità naturale, figlia dell’esperienza del terremoto in Emilia, ci siamo attivati con i carabinieri del Tpc, che sono gli unici autorizzati al momento dalla protezione Civile ad arrivare nelle zone più colpite, che sono ancora interdette per motivi di sicurezza anche ai nostri tecnici”, ha spiegato il ministro, sottolineando che il Mibact “ha la perfetta consapevolezza che in tragedie del genere le priorità sono nei primi giorni salvare vite e dare alle comunità colpite la maniera di proseguire la loro vita”. “Ma -ha aggiunto- per poter fare un buon lavoro di ricostruzione dei Beni Culturali bisogna attivarsi subito, già nella fase di rimozione delle macerie: perché le macerie di edifici di valore culturale sono indispensabili per il loro restauro e contengono spesso opere d’arte”. Dopo una prima ricognizione dei carabinieri e dei cosidetti ’caschi blu della cultura’ (una cinquantina di persone al lavoro già dall’alba del 24 agosto), “appena avremo il via libera della Protezione Civile entreranno in campo anche le squadre del ministero, che stiamo già selezionando -ha spiegato Pasqua Recchia, a capo dell’unità di crisi creata dal Mibact- con il primo obiettivo di preservare dalle intemperie i siti e coprirli anche solo con dei teli e poi di mettere al sicuro i beni culturali mobili, cioè quelle opere all’interno di chiese e musei che potrebbero essere trafugate o ulteriormente danneggiate: si pensi che nelle sola Amatrice ci sono 3.000 opere d’arte catalogate”. Dopo aver assicurato che “per ora gli episodi di sciacallaggio sono pochi e non hanno riguardato beni culturali”, il generale Parrulli ha spiegato: “Stiamo già indivuando dei luoghi dove poter portare queste opere. Ad ospitarli saranno essenzialmente caserme dei carabinieri o di altre forze. E ci siamo già attivati per l’allestimento di un laboratorio di restauro di emergenza”. Il paragone con il terremoto dell’Aquila è improponibile “perché lì si trattava di una intera città d’arte interessata dal sisma”, ha sottolineato Pasqua Recchia. “In questo caso -ha spiegato Franceschini- la sfida che ci attende è quella di ricostruire interi borghi con le dovute tecniche antisismiche, perché le comunità vogliono tornare a vivere in quei borghi e non sarebbe giusto snaturalrli. Avevamo già deciso che il 2017 sarebbe stato per il Mibact l’anno nazionale dei Borghi storici, di cui è disseminato soprattutto l’Appennino. Ora questo intento assume un significato ancora più importante”, ha aggiunto il ministro. La situazione “è molto difficile” ma la missione del restauro, secondo chi ci è già passato, non è impossibile: “Io mi occupai del terremoto in Umbria del 1997 -ha ricordato Caterina Bon Valsassina, direttrice generale per l’Archeologia, le Belle Arti e il Paesaggio del Mibact- e ho ancora in mente le immagini del cumulo di macerie tra le quali c’era anche Giotto, ridotto in pezzetti di due centrimetri e nessuno riusciva ad immaginare che saremo riusciti a fare quello che invece siamo riusciti a fare: impedire che fossero buttate via, selezionare i pezzi uno ad uno e rimetterli insieme. Se siamo riusciti a far quello, tendo a ritenere che siamo in grado di fare anche questo”, ha sottolineato. “A partire da lunedì cominceremo a fare rilevamento concreto dei danni, dove ci verrà consentito di entrare dalle misure di sicurezza”, ha assicurato Pasqua Recchia. “Ad ogni bene verrà assegnato un codice, sulla falsa riga di quello sanitario -ha detto il responsabile ufficio sicurezza beni culturali Mibact, prefetto Fabio Carapezza Guttuso – ci saranno beni con il codice giallo e altri con il codice rosso, in modo da dare le giuste priorità di intervento”. Quanto ai fondi per la ricostruzione ed il restauro dei beni culturali danneggiati, “il tema -ha detto Franceschini, che poi ha lasciato la conferenza stampa proprio per partecipare al Cdm- è all’interno dei fondi che il governo metterà a disposizione per fronteggiare le conseguenze dei sisma: anche perché davvero non basteranno gli incassi dei musei di domenica che abbiamo già annunciato che dedicheremo a questa calamità. Purtroppo servirà una cifra molto più grande”.