“Il patto per Roma?Sono briciole. Al massimo dal governo riceveremo da cento a duecento milioni, mentreda uno a due miliardi sono le risorse che sarebbero necessarie a Roma ogni anno come capitale d’Italia, come avviene in tutte le capitali europee”. Massimo Colomban, assessore capitolino alle Partecipate, intervenendo stamane sulla riorganizzazione delle aziende partecipate di Roma Capitale, nellambito della commissione capitolina Bilancio. “Abbiamo trovato un debito di oltre 2 miliardi, quasi 3- ha spiegato lassessore in commissione Bilancio – e l’unica soluzione sarebbe quella di ripartire da zero, come è giusto si faccia quando si ristruttura una società. Bisogna aprire un dialogo con il governo per spostare la massa debitoria nella gestione commissariale portandola da 12 a 15 miliardi e allungando di 5 anni il periodo di rimborso, non si farebbe danno ad alcuno e Roma potrebbe ripartire”. Colomban ha quindi allargato il discorso commentando anche la corruzione: “Basterebbe fare come nel mondo anglosassone, dove la corruzione rappresenta una minima parte, eintrodurre un Daspo per l’esclusione a vita per chi fa atti di corruttela o conflitti di interesse pesanti. Roma è una città difficile ma con grandi potenzialità di cui da veneto non ero un amante, ma lo sono diventato. Roma Capitale può diventare molto più di una Silicon Valley, ma manca un ecosistema. La città è succube della burocrazia, c’è un ginepraio di leggi che gli stessi dirigenti non riescono a interpretare in maniera chiara. Insieme alla sindaca Virginia Raggi abbiamo elaborato un progetto denominato ’Roma Capital Mundi’ proprio con l’obiettivo di attrarre investimenti da tutto il mondo”. Quindi lassessore capitolino alle Partecipate ha annunciato: “Porteremo le partecipate a non perdere più quattrini entro 1 o 2 anni: se realizzeranno risparmi verranno ridotte le tariffe o verranno utilizzati per altre opere necessarie ai cittadini romani. Abbiamo riorganizzato una trentina di partecipate, con l’aiuto di un grande manager come Paolo Simioni, dirigente di Acea, a cui ho demandato la responsabilità e il coordinamento della riorganizzazione delle aziende. Ci concentreremo su 8, 10 o 12 società, stiamo ancora ragionando e pensando su come fare perché alcune lavorano meglio accorpate”. Al momento sembrerebbe che le società che non saranno toccate saranno: Ama, Atac, Roma Metropolitane, Roma servizi per la mobilità, Risorse per Roma, Assicurazioni di Roma, Aequa Roma, Farmacap, Zetema. “Oltre a queste ha proseguito Colomban – ci sono poi anche 52 tra fondazioni e associazioni che sono costate 23,6 milioni nel 2016, ed andranno razionalizzate in base a una riflessione, che sarà un’analisi più politica che tecnica. Dobbiamo pensare a dismissioni e razionalizzazioni senza mandare nessuno a casa. Io sono un liberalsociale e non mi definisco né di destra né di sinistra, e penso che bisogna prima creare qualcosa e poi distribuirla. Per questo dobbiamo ristrutturare le aziende efficientando ma contemporaneamente aumentando le entrate, altrimenti siamo destinati a fallire”. Addentrandosi un po nella questione infine, lassessore ha annunciato inoltre che “etteremo il Cda a tre in Ama e Atac perché sono società molto complesse, nemmeno un’industria privata mette un unico amministratore a gestire società così complesse perché potrebbe prendere decisioni non accurate o sbagliate. Sei occhi vedono meglio di due. Entro qualche mese introdurremo questo cambiamento”.
M.