“E’ inaccettabile che la televisione di Stato permetta a ricercatori in palese conflitto di interessi di diffondere informazioni sulla salute delle persone non ancora validate dalla comunità scientifica e che al momento non hanno nessuna applicazione reale nella pratica clinica e nella sanità pubblica”. La pacata ed esaustiva (almeno nei contenuti) intervista rilasciata dall oncologa Patrizia Paterlini-Bréchot (docente di biologia cellulare e molecolare all’università di Paris-Descarte), nel salotto di Bruno Vespa, non è affatto piaciuta al presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta. Dopo aver assistito alla puntata di ’Porta a Porta’, il presidente della fondazione commenta definendo “bufale di Stato” quanto argomentato, e di “pericolosa disinformazione sulladiagnosi precoce dei tumori”. Motivo per cui Cartabellotta ne ha anche contro la Tv di Stato che “annuncia falsi miracoli”, cioè “la possibilità didiagnosticare i tumori con un semplice prelievo di sangue. Il tutto mentre la presidente della Camera Laura Boldrini sostiene una campagna istituzionale contro le bufale sul web”. Dunque, attraverso una nota ufficiale, il Gimbe “smentisce categoricamente la notizia e chiede alle istituzioni una rigorosa governance delle informazioni sulla salute trasmesse dal servizio pubblico. Milioni di italiani in questi giorni – denuncia la fondazione – si stanno chiedendo dove effettuare il tanto semplice quantomiracoloso esame del sangueche permette di sapere se il nostro corpo sta per essere (o è già stato) invaso dalla malattia più temuta, il cancro. Dopo l’ampio spazio su vari quotidiani, anche il (dis)servizio pubblico di Porta a Porta ha permesso alla dottoressa Paterlini-Bréchot di presentare il suo libro ’Uccidere il cancro’. Il cavallo di battaglia della ricercatrice è il cosiddetto test Iset*, che sarebbe in grado di diagnosticare il tumore con diversi anni di anticipo, alla modica cifra di 486 euro, ovviamente (e giustamente) non rimborsati dal Servizio sanitario nazionale”. Ma, come spiega ancora Cartabellotti, “il livello di validazione del test – già brevettato da Paterlini e altri ricercatori e di proprietà della società Rarecells – dal punto di vista scientifico è assolutamente preliminare, come dimostra anche l’ultimo studio pubblicato a gennaio (su ’Plos One’). In altri termini, come ha già rilevato ieriCarmine Pinto, presidente dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), non conosciamo affatto la capacità del test di predire i tumori, semplicemente perché non è ancora stato valutato in rigorosi studi clinici sull’uomo”. Cartabellotti non ha dubbi: “si vince gradualmente grazie al lavoro di tanti ricercatori che ogni giorno fanno un passo in avanti, legittimando e confermando le loro scoperte secondo le regole della comunità scientifica. Enfatizzare risultati preliminari della ricerca attraverso il sensazionalismo offerto dal cortocircuito mediatico non è etico e non è scientifico, né per i ricercatori, né per i giornalisti”. Come tiene ancora a puntualizzare il presidente della fondazione, tutte le scoperte scientifiche, “siano esse diagnostiche o terapeutiche, devono attraversare un lungo cammino di validazione attraverso diverse tipologie di studi: dalla ricerca di base in vitro e sugli animali a quella preliminare sull’uomo, sino a rigorose sperimentazioni cliniche che devono essere replicate in diverse popolazioni prima di legittimare l’accuratezza di un test diagnostico o l’efficacia di un trattamento”. E riguardo al fatto che il sito web dell’azienda Rarecells riporta che ’la tecnologia Iset* è stata validata da oltre 50 studi scientifici indipendenti realizzati su oltre 2 mila pazienti affetti da differenti tipologie di tumore e più di 600 soggetti sani’, secondo il Gimbe “i suddetti studi sono sì sostenuti da avvincenti ipotesi scientifiche e promettenti risultati preliminari, ma non legittimano alcuna raccomandazione per la pratica clinica, né tantomeno informazioni da diffondere alla popolazione, a dispetto di quanto affermato in maniera molto convincente sul sito web ’isetbyrarecells.com/it’. A riprova di questo il test non è citato, né tantomeno raccomandato, da nessuna linea guida nazionale o internazionale sulla diagnosi di alcun tumore. Oggi le aspettative della popolazione nei confronti di una medicina mitica e una sanità infallibile hanno raggiunto livelli inaccettabili e pericolosi in conseguenza di vari fattori: facilità di accesso tramite Internet a informazioni scientificamente non validate, assenza di un programma istituzionale di informazione sanitaria per cittadini e pazienti, progressiva medicalizzazione della società”. Motivo per cui, aggiunge ancora la fondazione, “se anche la televisione di Stato, sostenuta dai contribuenti, alimenta la disinformazione scientifica illudendo cittadini e pazienti, le istituzioni preposte a vigilare sulla salute delle persone devono intervenire in maniera sistematica e senza indugi. Il servizio pubblico d’informazione non deve e non può in nessun modo alimentare false aspettative: la scienza non può essere oggetto di falsi proclami, né di legittimazioni di pratiche e test non validati”.
M.