“I lavoratori italiani possiedono un basso livello medio di competenze e hanno, rispetto a quanto avviene in altri paesi, minori probabilità di utilizzare specifiche competenze cognitive, che sono importanti nella performance dei lavoratori e delle imprese. Queste carenze si ritrovano anche tra laureati italiani”. E impietoso il quadro che emerge dal nuovo rapporto Ocse, incentrato sul livello delle competenze professionali italiane, presentato stamane al Mef: “Attualmente l’Italia è intrappolata in un low-skills equilibrium, un basso livello di competenze generalizzato”. Ma spesso, spiega il rapporto, la bassa domanda di competenze nasconde un paradosso: capita infatti che spesso i lavoratori hanno competenze superiori rispetto a quelle richieste dalla loro mansione. Se entriamo nei dettagli evidenziati dallOcse, si scopre che il 6% dei lavoratori è in possesso di basse competenze rispetto alle mansioni svolte mentre, il 21% è sotto qualificato. Ciò che riflette maggiormente lattuale condizione dei lavoratori italiani, è che circa il 35% di essi occupa un settore non correlato ai propri studi. Tuttavia, a rappresentare la spina dorsale della forza lavoro del Paese, sono i lavoratori con competenze in eccesso (11,7%), e quelli sovra-qualificati (18%). Un rapporto in seguito al quale lOcse ha diversi suggerimenti da proporre per rimediare a questa situazione: “Riequilibrare la domanda e lofferta delle competenze richiede che le istituzioni nel settore dellistruzione e della formazione siano più reattive ai cambiamenti, che ci siano politiche per il mercato del lavoro più efficaci, ed un uso migliore di strumenti di valutazione e analisi dei fabbisogni di competenze attuali ed emergenti. Infine, sono anche necessari più sforzi da parte del settore privato e la disponibilità a collaborare con queste istituzioni pubbliche”. Attenzione però, perché “l’Italia è anche caratterizzata da significativa eterogeneità; i migliori lavoratori italiani hanno, in diverse aree di competenza, un livello pari a quello dei più qualificati lavoratori degli altri paesi del G7. In particolare, nel confronto con gli altri paesi i lavoratori italiani mostrano buoni livelli di competenza riguardo alla ’rapidità dapprendimento e problem solving’. Ad ogni modo, al centro della questione si evince lurgenza di colmare il gap tra la domanda e lofferta delle competenze. “Il fenomeno dello skills mismatch, che si verifica quando le competenze di un lavoratore non sono allineate con quelle richieste per compiere uno specifico lavoro osserva ancora lOcse – è molto diffuso nel Paese. L’Italia ha bisogno di definire rapidamente una strategia di sviluppo delle competenze che promuova lo sviluppo in tutto il territorio nazionale. Ravvisando la necessità di intervenire spiega ancora lo studio – il governo italiano ha varato un ambizioso pacchetto di riforme. Queste riforme compongono una strategia di lungo periodo, che comprende lo sviluppo e lattuazione di politiche di promozione delle competenze, e che è stata predisposta per rispondere in modo efficace e attento alle sfide che si prospettano sia a livello nazionale sia regionale”. Ma, attenzione, “stanno emergendo alcune sfide riguardo la loro implementazione. Le importanti riforme per migliorare la qualità dellistruzione scolastica attuate nellultimo decennio aggiunge lOcse alludendo alla buona scuola – richiederanno del tempo per concretizzarsi in qualifiche più alte dei lavoratori”. Così come per Ma il Jobs Act: “una pietra miliare del recente processo di riforma e l’istituzione dell’Anpal, l’Agenzia per le politiche attive per il lavoro.
M.